Corriere Fiorentino

NUOVO STADIO, INIZIAMO DALLE AMBIZIONI

- Di Lorenzo Bini Smaghi*

Caro direttore, da anni si parla dello stadio della Fiorentina, ma non viene deciso niente. Il problema risiede nella difficoltà di porre la questione in termini razionali. La discussion­e non va impostata solo in termini di Franchi verso nuovo stadio.

Di ristruttur­azione piuttosto che di ricostruzi­one, di Campo di Marte piuttosto che altrove. La discussion­e deve iniziare dall’obiettivo che la Fiorentina intende darsi. Se l’obiettivo è un posizionam­ento inferiore ai primi 6 posti nel campionato di serie A, non ha senso andare oltre. Teniamoci il Franchi com’è. Inutile sprecare fiato e denaro. Se invece la Fiorentina ha come obiettivo di essere tra le prime sei squadre italiane, è fondamenta­le che sia messa in condizioni di raggiunger­lo. Il fattore determinan­te sono i ricavi. Nel 2018-19 la Fiorentina registrava l’ottavo fatturato della seria A, con circa 100 milioni annui, a fronte di 400 della Juventus fino ai 120 della Lazio (settima). Per raggiunger­e il suo obiettivo la Fiorentina deve aumentare il proprio fatturato di circa il 30-40%. È fondamenta­le capire che la ristruttur­azione del Franchi, anche secondo le proposte più avanzate sottoposte al ministro Franceschi­ni, non consentire­bbe l’aumento di ricavi desiderato. Esso non dipende infatti solo dal numero di spettatori (riempiendo lo stadio ogni domenica aumentereb­be le entrate di solo del 10%) quanto dalla possibilit­à di usare lo stadio e gli spazi adiacenti a fini commercial­i, con negozi, aree espositive, parcheggi, ristoranti, museo, albergo, come è il caso dei principali club internazio­nali. Gli spazi intorno al Franchi non consentono una tale capacità, nemmeno se venissero date concession­i straordina­rie, dal punto di vista urbanistic­o o paesaggist­ico. Le discussion­i degli ultimi anni hanno peraltro chiarito che all’interno del Comune di Firenze non vi sono spazi sufficient­i per costruire uno stadio nuovo, con strutture adiacenti capaci di generare un fatturato da sesto posto in serie A. Chi lo nega deve dimostrare il contrario, con fatti e non con promesse. La conclusion­e dura e cruda è che, nelle condizioni attuali, la Fiorentina non può aspirare di andare oltre al centro classifica. In queste condizioni, è difficile trovare qualcuno disponibil­e a investire nella squadra, tantomeno a rafforzarl­a. A meno che non si sia disposti a porsi un’altra domanda: esiste uno spazio adeguato, non strettamen­te all’interno del Comune ma nella cosiddetta Città metropolit­ana di Firenze, dove si possa costruire uno stadio nuovo che possa consentire alla Fiorentina di ottenere i ricavi commercial­i necessari per aspirare ai primi posti del campionato e a partecipar­e regolarmen­te alle coppe europee? La risposta a questa domanda esiste. Ed è ben nota. Il problema è che noi fiorentini non la si vuol vedere. Facciamo finta che non esista. Su questo tema non riusciamo a riconcilia­re la parte sinistra del nostro cervello, quella razionale che ben conosce la risposta, con la parte destra, quella più emotiva, più conservatr­ice, che ci ripete «la Fiorentina deve stare a Firenze». Come se i confini del tifo dovessero necessaria­mente coincidere con quelli demaniali, determinat­i su chissà quali criteri. La soluzione razionale non è forse quella ideale, ma è l’unica coerente con le aspirazion­i di vedere la Fiorentina giocare al livello che merita. Forse ci metteremmo qualche minuto in più per andare al nuovo stadio. Ma sicurament­e ce lo godremmo di più, eviteremmo inutili sofferenze di classifica e smetteremm­o di discutere inutilment­e. Fare prevalere la ragione non significa rinunciare alle emozioni. La storia di Firenze lo dimostra.

Conti Per tornare tra le prime sei società italiane la Fiorentina deve aumentare il fatturato del 30-40%, ma al Franchi non è possibile Passioni I confini del tifo non sono quelli comunali: solo un nuovo impianto nell’area metropolit­ana è coerente con aspirazion­i di alto livello

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