Corriere Fiorentino

Vallecchi rinasce La storica casa editrice dopo il fallimento «Tradizione e qualità»

L’incontro Il direttore editoriale Alessandro Bacci racconta le sfide della casa editrice che è stata rilevata dopo il fallimento. «Tradizione ed eccellenza per entrare nel mercato dei lettori forti»

- Simone Innocenti

C’è una novità editoriale che potrebbe sparigliar­e le carte della cultura fiorentina. E di conseguenz­a quella nazionale. Perché viene da lontano e si porta dietro un marchio illustre. Un marchio che, per più di 50 anni, ha rappresent­ato novità e innovazion­e. È Vallecchi, che da tipografo — nel 1911 — diventò — nel 1917 — l’editore per eccellenza, pubblicand­o riviste come Il Leonardo, La Voce, Lacerba e Il Selvaggio, oltre ad autori come Malaparte, Pea, Prezzolini, Soffici, Palazzesch­i e, tra gli altri, Dino Campana. Fallita negli scorsi anni, Vallecchi è ora rinata. Il marchio è stato acquisito dal gruppo Maggioli, un piccolo impero editoriale che si trova in Emilia. «A un certo punto il nipote del patron Manlio Maggioli, che studia lettere alla Statale di Milano, durante alcune ricerche, si trovò di fronte il bando del giudice che aveva messo all’asta il marchio. Che poi Manlio Maggioli ha comprato un paio di anni fa», spiega Alessandro Bacci, il direttore editoriale di Vallecchi, fiorentino che vive a Rimini.

E Manlio Maggioli come è arrivato a lei?

«Lavoro da tanti anni nell’editoria. Ho iniziato con Valentino Bompiani, poi sono passato a Mondadori e anche Rusconi. E infine...».

Alt, stop: si fermi.

«Che succede?».

Prima parliamo della casa editrice. «Mi sembra giusto. Mi faccia almeno dire come mai ho accettato questa nuova sfida».

Va bene: come mai? «Sono ancora legato alla città. E Vallecchi è sempre stato Vallecchi, per me. La proposta di lavorare con questo marchio, che è un marchio di qualità, mi ha intrigato».

In effetti nelle librerie Vallecchi è già presente con «Il figlio del farmacista», il primo romanzo di Mario Tobino: un colpaccio. «Siamo riusciti a convincere gli eredi. È una riscoperta importante: il primo romanzo di Tobino è meraviglio­so. Ma posso annunciarl­e che daremo alle stampe anche altri due titoli dello scrittore viareggino:

Il manicomio di Pechino e L’angelo di Liponard».

Due titoli introvabil­i, fra l’altro. «Il piano editoriale, pensato in questi mesi, prima che scoppiasse la pandemia, è proprio questo: vogliamo da un lato muoverci nel solco della tradizione e dall’altro tornare a essere eccellenza. Tra i saggi usciti c’è quello di Giovanni Gentile intitolato Genesi e struttura della società. Poi abbiamo riproposto La storia della vita di Cristo di Bargellini che il cardinale Betori ha poi scelto di dare come regalo ai parroci della Diocesi di Firenze».

Strano che per l’anno di Dante non abbiate fatto nulla... «La devo rimprovera­re».

Perché?

«Dante, nostro padre. Il pensatore visionario che fondò l’Italia è un saggio scritto da Marcello Veneziani: siamo già alla terza ristampa. E se è per questo sta andando benissimo anche Rosita Copioli col suo Gli occhi di Fellini, una sorta di studio che fa capire come i volumi della libreria personale del regista siano stati fondamenta­li per girare i suoi film».

Molti saggi, pare di capire. «Mica solo quelli. La mia intenzione è quella di aprire ai libri per ragazzi, ma anche alla narrativa contempora­nea».

Per esempio? «Lei lo conosce questo signore che è accanto a me?».

Da circa venti anni. «Ebbene: Divier Nelli uscirà

a marzo con Posso cambiarmi la vita, un romanzo che è molto bello».

Ma lei si porta appresso i suoi scrittori? Nelli, al suo fianco, ride di gusto. «Guardi che Divier è assunto in Vallecchi. Prima avevamo la redazione a Firenze in via de’ Rondinelli: ora ne stiamo cercando un’altra. Ma Divier è il mio braccio destro e quello sinistro».

Come vi siete conosciuti? «Era responsabi­le dei gialli in Rusconi quando io lavoravo in Rusconi».

E siamo a due toscani. Peccato però che Vallecchi non sia tutto toscano... «Lo dice lei».

In che senso? «Il marchio è stato registrato a Firenze. E le annuncio che — per la poesia — tra poche settimane pubblicher­emo

L’enigma innamorato e altre poesie, un’antologia curata da Paolo Fabrizio Iacuzzi delle poesie di Piero Bigongiari».

Pure quelle sono introvabil­i. «Vogliamo entrare nel mercato dei lettori forti, mi pare abbastanza chiaro. Nei prossimi mesi usciranno i romanzi di Laura Bocci e di Alberto Pizzi che ha scritto I disegni perduti di Leonardo, un thriller storico».

I libri sono distribuit­i con... «Messaggeri­e Italiane, dove ho lavorato. Ho iniziato con Valentino Bompiani: lì ho conosciuto Eco. Io volli che il suo Pendolo fosse stampato in 100 mila copie. Poi sono passato al gruppo Ifi. Poi ancora in Mondadori. Sono stato tra i fondatori di FastBook. A un certo punto mi ero ritirato a Rimini dove avevo aperto una libreria per rimanere nel giro. Ma se la chiama qualcuno e le dice “riapriamo Vallecchi” ci sta o no?».

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Album Dall’alto: Alessandro Bacci, direttore editoriale di Vallecchi, il gruppo Futurista (Palazzesch­i, Papini, Marinetti, Carrà e Boccioni) e Attilio e Pia Vallecchi

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