Viaggio nella crisi toscana: la resistenza di Lucca
La capacità di adattarsi delle imprese cartarie, il lusso che tiene, le speranze della Versilia: la crisi morde, ma la provincia resiste
Boom nelle vendite di carta igienica, con accaparramenti soprattutto in Paesi come la Germania e la Gran Bretagna. Molto bene anche gli asciugatutto e gli asciugamani. Durante il lockdown si è registrata infatti una maggiore attenzione alla pulizia della casa e, per ragioni di sicurezza, all’igiene personale. Giù invece le vendite dei tovaglioli per i ristoranti costretti a frequenti chiusure. Male anche i fazzoletti: l’uso delle mascherine ci ha infatti protetto dai raffreddori. Porcari, ottomila abitanti, provincia di Lucca. Qui si trova la sede sociale del gruppo cartario Lucart, azienda leader in Europa, un migliaio di dipendenti. Francesco Pasquini, il direttore commerciale, racconta come siano cambiati i consumi dei prodotti di carta al tempo del Covid. «La nostra capacità di stare al passo con i mutamenti del mercato ci ha consentito di chiudere il 2020 con un fatturato invariato rispetto all’anno precedente. Infatti se sono diminuiti, ad esempio, gli ordinativi della carta destinata a ristoranti, di contro hanno subito una impennata i prodotti di carta tissue, quella per consumo domestico e sanitario». Al tempo del Covid vincono o resistono le aziende che fiutare il vento che cambia. Flessibili. Camaleontiche. Lucart e non solo. Il distretto delle cartiere che con le ciminiere «alzano al cielo pigri sbuffi di vapore acqueo», come ha scritto l’ex presidente della Regione Enrico Rossi nel suo Viaggio in Toscana (Donzelli, 2014) ha retto ai colpi del Covid e per l’economia lucchese è stato un sollievo non da poco. «Perché il cartario è un pilastro. Rappresenta infatti il 4,5% del Pil totale, il 22% del manifatturiero e circa il 10% delle esportazioni», spiega Stefano Benvenuti Casini, direttore dell’Irpet.
Da Porcari a Lucca, località Acquacalda, dove si trova l’azienda Petri & Grossi, specializzata in nastri e filati, che ha chiuso il 2020 con un fatturato in crescita rispetto al 2019. Grazie al coronavirus, sì proprio così. Qui infatti si producono gli elastici per le mascherine, i camici e le visiere. Un boom di richieste che fa sorridere il titolare Giulio Grossi. Che è anche presidente di Confindustria Toscana Nord, sotto le cui ali si ritrovano, oltre agli industriali di Lucca, anche quelli di Prato e Pistoia. «Non c’è dubbio che Lucca si sia difesa meglio delle altre due province. In estrema sintesi. Il manifatturiero (alimentare, pastifici, produttori importanti di olio, una parte del cartario) con un meno 5% se l’è cavata. L’occupazione regge. L’edilizia ha ricevuto un duro colpo ma il superbonus del 110 per cento può fare respirare il settore. Si sono difese le aziende chimiche, della plastica e farmaceutiche. Tra le buone performance da segnalare la nautica. Fanno fatica invece le industrie del lapideo e del turismo».
Sotto la pelle dei dati, Grossi intravede aspetti positivi e promettenti per il futuro: «Molte aziende hanno spinto l’acceleratore su tre fattori della crescita: la sostenibilità, la digitalizzazione e l’innovazione. Dopo il Covid ci vorrà molta formazione. E visione».
Intanto però l’economia freme: a fine di marzo cesserà il blocco dei licenziamenti, in Lucchesia le unità di lavoro «ibernate» sono oltre 4 mila, dato comunque inferiore ad altre province. Per questo merita fare un salto ad Altopascio, dopo si trova la Fapim, azienda metalmeccanica che produce accessori per serramenti, 400 dipendenti. Dove il nuovo anno è iniziato con l’assunzione di cinque giovani. Un segnale di speranza. Nonostante che, spiega l’amministratore delegato Massimo Bellandi, il 2020 si sia chiuso con una flessione del 5-6 per cento del fatturato, da 50 a 47 milioni. E il dopo pandemia? «Per quanto riguarda la nostra azienda, noi lavoriamo per progetti. Verranno confermati anche in futuro? Più in generale credo che nel dopo lockdown conteranno molto la vicinanza al cliente, il servizio, la velocità, i tempi di uscita di un prodotto, la formazione sulle persone, e gli investimenti in innovazione», conclude Bellandi.
La provincia di Lucca con oltre 382 mila abitanti è la terza in Toscana per abitanti e la sesta per estensione. Raggruppa in sé diverse economie: la pianura, la montagna e il mare. Così da Altopascio ci dirigiamo in Versilia, fermandoci dapprima a Viareggio, in Darsena, dove ci sono i cantieri. Incontro con Ennio Buonomo, amministratore del cantiere Codecasa, fondato nel 1825, che fabbrica yacht di lusso, in media uno e mezzo all’anno: «Il 2020 a noi è andato bene anche perché nel nostro settore si lavora con contratti pluriennali. Però i segnali sono positivi anche per il futuro. La pandemia favorisce il distanziamento e l’isolamento: e d’estate le barche vengono così utilizzate come isole, come bolle al riparo dei contagi», spiega Buonomo.
Lapidario Piero Bertolani, presidente della Confcommercio di Viareggio: «Bene solo grande distribuzione e multinazionali online . Il resto un disastro, dal meno 100% di discoteche e spettacoli al meno 20% per alcuni settori del turismo e commercio». La Versilia non ruggisce più, anche se la stagione balneare è andata bene: «Per l’anno che è stato, non ci possiamo lamentare. La prospettiva è impegnarsi per farsi trovare pronti con un prodotto di qualità ma mettendo la sicurezza davanti a tutto. Da quest’anno si parlerà di prima e dopo il Covid, le statistiche degli anni precedenti non hanno più senso. Un mondo anche il nostro che deve evolversi», conclude Roberto Santini, patron del bagno Piero a Forte dei Marmi. Sognando l’estate e l’uscita dal tunnel.
Il lato oscuro Confcommercio Viareggio: un disastro, dal meno 100% dei locali al 20% dei negozi