Corriere Fiorentino

L’ultima bancarella del Porcellino «Non mollo, questa è la mia vita»

«Sono rimasto solo Ma non smetterò di aprire il banco»

- Jacopo Storni

Sotto la loggia del Porcellino, nel cuore di Firenze, dove si affollavan­o i turisti, è rimasta soltanto una bancarella. Il proprietar­io è Carlo Lippi, 65 anni, barrocciai­o da tre generazion­i. «È la mia vita, però che tristezza essere rimasto da solo. Qualche altro apre solo nel fine settimana. Ma io non smetterò di aprire il banco, anche a costo di essere sempre da solo».

Era un dedalo intricatis­simo di viuzze dalle quali pendevano borse, borsoni, maglioni, magliette, cappotti. A stento si riusciva a districars­i tra un turista e l’altro, tra una bancarella e l’altra delle 41 bancarelle. Oggi non c’è più niente: sotto la loggia del Porcellino, in piazza del mercato nuovo, c’è rimasta soltanto una bancarella.Il proprietar­io è Carlo Lippi, 65 anni, barrocciai­o da tre generazion­i. Prima il nonno Alberto, poi il padre Filippo. E oggi lui, orgoglioso di essere barrocciai­o. Anzi, l’ultimo barrocciai­o della loggia del Porcellino. Gli altri se ne sono andati. È lui stesso a raccontare perché: «In tempi come questo, in cui la pandemia ci ha privato dei turisti, non ha più senso restare aperti e molti preferisco­no restare chiusi, tranne nel weekend». Lui invece resiste, anche nei giorni feriali: «Me lo impone il senso del dovere». Sembra quasi un eroe in mezzo al deserto di questa piazza. Dalla sua bancarella

pendono borse e portafogli. «È tutto in vera pelle fiorentina» dice lui. «Però che tristezza essere rimasto da solo».

Carlo ha un cappellino di lana, un giubbotto pesante, due maglioni. Così si protegge dal freddo di queste giornate. «Sono arrivato alle 7.30 e andrò via alle 19.30. In tutta la giornata di oggi ho avuto soltanto due clienti, hanno comprato due portafogli».

Accanto al suo barroccio, c’è un piccolo sgabello bianco di plastica. Sopra c’è scritto: «No more than 30 seconds». Spiega ai clienti stranieri che possono restare seduti per non più di trenta secondi, perché lo sgabello è riservato al personale. Ma i clienti stranieri non ci sono e quella frase suono quasi grottesca.

Carlo batte i piedi per terra, fa freddo ma lui dice che no, «non è così freddo come altre volte». Continua a stare in piedi accanto al suo barroccio guardando le persone passeggiar­e, a volte per ingannare la noia parla con gli esercenti della strada, altre volte fa un salto veloce fino al bar per prendere un caffè. E poi, quando la sera è quasi ora di cena, rimette a posto tutti i suoi oggetti, chiude la bancarella e se ne va, direzione piazza della Signoria, vicino alla quale c’è il fondo in cui tiene il suo barroccio. «Questa bancarella è la mia vita, senza non potrei vivere, e non smetterò, anche a costo di essere sempre da solo».

❞ Oggi ho avuto solo due clienti che hanno comprato due portafogli Ma voglio essere qui, me lo impone il senso del dovere

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La bancarella di Carlo Lippi, rimasto da solo sotto la Loggia
Com’è La bancarella di Carlo Lippi, rimasto da solo sotto la Loggia
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Com’era La Loggia prima del Covid

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