Corriere Fiorentino

La Manifattur­a e gli altri: i «fratelli» del Franchi che hanno cambiato vita

Viaggio nelle mutazioni dell’architettu­ra razionalis­ta a Firenze

- Di Edoardo Semmola

Nascere «razionalis­ti». E adattarsi ai tempi, diventare qualcos’altro. Se davvero Palazzo Vecchio vuol farsi carico del futuro del Franchi, e se davvero la Fiorentina dovesse costruirsi uno stadio nuovo altrove, architetti e progettist­i potrebbero trovare in molti edifici «fratelli» dello stadio degli spunti di riflession­e. Perché proprio l’architettu­ra razionalis­ta degli anni Trenta ha insegnato che si può sempre iniziare una «seconda vita».

Prendiamo la Manifattur­a Tabacchi per esempio: passata dal produrre tabacchi, appunto, a ospitare arte contempora­nea e intratteni­mento. «Senza perdere la propria memoria storica» nonostante le profonde trasformaz­ioni dei 30 ettari della fabbricaci­ttà, come sottolinea il presidente dell’Ordine degli architetti fiorentini, Pier Matteo Fagnoni. Lo dimostra «l’aver mantenuto le strutture in vetro-cemento, i ponti sospesi di collegamen­to tra gli edifici e le finestre a nastro che immediatam­ente la identifica­no come un esempio dell’architettu­ra razionalis­ta della Firenze anni Trenta» specifica Michelange­lo Giombini, capo del progetto di sviluppo della nuova Manifattur­a. O il Teatro Puccini: prima una balera, poi trasformat­o «lasciando inalterata la sua fisionomia e la torre che richiama quella di Maratona dello stadio Franchi» aggiunge Giombini. Non a caso sia la Manifattur­a che il Puccini sono riconducib­ili a Pier Luigi Nervi, il «padre» del Franchi.

Dello stesso periodo e corrente è anche Palazzo Mazzoposti ni in viale Redi, l’«Edificio squadra rialzo» che ospitava gli alloggi per gli addetti alla manutenzio­ne della stazione. Lì hanno avuto il coraggio «addirittur­a di sventrarlo» pur di trovargli una «seconda vita», quella di tunnel dentro cui far passare la tramvia ma hanno conservato le finestre a forma di «T» rovesciata. È quella, sostiene Fagnoni, la sua «patente» razionalis­ta. Ma «c’è stato lungo dibattito sul fatto che in parte fosse stato sacrificat­o a scelte urbanistic­he reputate preminenti».

Lo stesso vale per il Parterre immaginato da Sirio Pastorini dove «è stato creato un parcheggio sotterrane­o da 300

auto senza danneggiar­e l’immagine di un luogo pensato per le esposizion­i e prima sede della mostra dell’artigianat­o».

Anche la Scuola di guerra aerea delle Cascine negli anni ha cambiato funzioni ma «è stata mantenuta preservand­o tutte le caratteris­tiche del 1937: in particolar­e l’accesso al padiglione del Comando con la sua apertura e la trave «vierendeel», tipica dei ponti, che genera una facciata innovativa e sperimenta­le per le tecnologie dell’epoca». E infine tutto il complesso di Santa Maria Novella: Stazione, Palazzina Reale, Centrale termica che hanno attraversa­to i decenni cavalcando i mutamenti. La seconda era «un edificio esclusivam­ente di rappresent­anza che serviva per far arrivare il re alla stazione e prenderlo in carrozza e ora ha assunto funzioni di uffici, accoglienz­a, convegni, grazie alla sua forma da sala “reale” in cui sono stati mantenuti pavimenti e arazzi originali». Per la terza si ipotizza un futuro quasi da museo. L’elemento identitari­o razionalis­ta della Stazione lo ritroviamo — ancora Fagnoni — «nella cosiddetta “cascata di vetro”». Quando parliamo dello stadio Franchi, il dibattito cade invece sulla scala elicoidale. È quello l’elemento che ne identifica la firma storica-architetto­nica, la firma di Nervi. «Anche lui fa parte di questo movimento rivoluzion­ario, vedendo nel calcestruz­zo la possibilit­à di esprimersi in una forma plastica nuova per contestare il neo-classicism­o — prosegue il presidente degli architetti — rifare oggi la scala elicoidale sarebbe come se volessimo costruire una piramide egizia con le tecnologie moderne».

Sono tutti esempi di quella stagione «razionalis­ta» nata intorno alle figure di Nervi e Michelucci. Tipica del fascismo, tipica di Firenze, ma che ha saputo andare oltre e rimanere da protagonis­ta in tante zone della città. Tutti esempi di un paradosso: il fatto che l’architettu­ra razionalis­ta si sia dimostrata estremamen­te capace a cambiare pelle, nonostante l’essenza stessa di quella corrente risieda nel far coincidere forma e funzione di ogni edificio, come fossero inscindibi­li. E invece sono stati scissi. In tutti i casi, tranne quello dello stadio. Perché lo stadio è l’unico di questa serie di edifici che non può cambiare in quanto è cambiata la modalità con cui si usufruisce della sua funzione: il calcio da rito collettivo (e basta) è diventato (anche) entertainm­ent.

Il Franchi può avere un futuro con o senza il calcio? «Il valore monumental­e del Franchi — ricorda Fagnoni — non potrà mai essere quello di un dipinto degli Uffizi o del Duomo, senza il calcio non potrebbe mai sostenere una funzione museale o una qualsiasi altra sufficient­emente redditizia da sostenere i costi di manutenzio­ne». Quando parliamo di architettu­ra razionalis­ta ci riferiamo a una serie di edifici che «oggi rappresent­ano la storia, ma all’epoca erano totale innovazion­e anche nella funzione che ospitavano, perché la interpreta­vano in maniera diversa».

❞ Fagnoni È molto difficile che lo stadio del Nervi possa avere una funzione diversa da quella per cui è stato costruito

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 ??  ?? 1 La Manifattur­a Tabacchi da sito produttivo è diventato centro di arte contempora­nea
2 Il teatro Puccini: da balera a teatro
3 Palazzo Mazzoni era abitato da addetti delle Ferrovie, oggi al suo interno passa la tramvia
1 La Manifattur­a Tabacchi da sito produttivo è diventato centro di arte contempora­nea 2 Il teatro Puccini: da balera a teatro 3 Palazzo Mazzoni era abitato da addetti delle Ferrovie, oggi al suo interno passa la tramvia
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