«Ho doti divine, vi purifico». E si fa dare 1,5 milioni di euro
Massa, arrestato un ex agente assicurativo che si fingeva santone: le vittime erano giovani donne
Prima di finire ai domiciliari nella provincia di Alessandra, Matteo Giovanelli — accusato di truffa e circonvenzione di incapace — si fingeva «guida spirituale» dalle potenti «doti divine». Una specie di «portavoce» di alcuni sacerdoti in grado di fare esorcismi. Esorcismi che, per l’accusa, servivano a plagiare numerose donne, diventate a lui «devote». Grazie a questo trucco, secondo la squadra mobile di Massa diretta da Antonio Corcione, Vanelli, genovese di 41 anni, un ex agente delle assicurazioni, aveva indotto le vittime, perlopiù tutte giovani donne a credersi protagoniste di un «progetto
❞ Una delle «fedeli» Grazie per questo grandissimo regalo Lui ha bisogno di contatto con la natura
divino» di rinnovamento della Chiesa, che presupponeva la formazione di nuove «sacre famiglie» di cui, per volere divino, sarebbe stato il capostipite. Un modo per dare del denaro: circa un milione e mezzo nel giro di due anni, secondo la polizia.
Nella messinscena, faceva credere di collaborare con preti esorcisti inesistenti, gestendo tre falsi account di posta elettronica con nomi di fantasia: Don Paolo, Don Carlos da Cracovia, Don José dal Portogallo; inventava pure lotte notturne con «demoni» che intendevano ostacolare il suo «progetto divino»; fingeva viaggi nel regno dei Cieli al cospetto di Dio, dispensava salmi e preghiere per le fedeli, che passavano ore a pregare per lui affinché potesse liberarsi dei «lacci» del demonio. Bastava versare, per gli inquirenti, denaro che le fedeli di un gruppo di preghiera chiamato «I tabernacoli viventi» riversano su tessere Postepay, di cui lui avrebbe avuto la piena disponibilità. Gruppo di preghiera che a volte si riuniva nella parrocchia dei Quercioli a Massa. L’uomo era riuscito a farsi consegnare, in più tranche, oltre 1 milione di euro, facendo credere a una devota che sul suo patrimonio vi fosse un maleficio e che il denaro andasse
«purificato» e quindi consegnato a lui. Centinaia di mail e telefonate, come quella in cui una vittima dice all’indagato di voler scrivere al Papa perché gli esorcismi sono sfibranti per un parroco. «Grazie per averci concesso questo grandissimo regalo. Ma lui ha bisogno di un contatto con la natura: se è necessario veglierò io per lui», dice una delle vittime intercettata al cellulare dalla squadra mobile, che ha ricostruito tutti i movimenti di denaro e scoperto l’acquisto di beni personali, tra cui anche diverse auto.