Corriere Fiorentino

IL MEDIO ORIENTE VISSUTO E RACCONTATO DA LEI

Uno spazio virtuale nato a Firenze per dare voci a giovani artisti mette ora in risalto il lato femminile del Middle East attraverso i lavori di 5 promesse che arrivano da quel mondo Questo è Sumac Space che fino al 23 marzo presenta l’esposizion­e «Presen

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Un sottofondo di musica e voci — tanto intime quanto remote — accompagna una teoria di stanze da letto dai colori vividi e dall’atmosfera quasi arruffata dall’uso quotidiano. Sono le bedroom di Tel Aviv, dei disegni di stanze da letto, esposti su una piattaform­a virtuale e accompagna­ti da un registrazi­one sonora realizzati da Maya Perry, giovane artista israeliana che partecipa, insieme con altre 4 giovani voci dell’arte, alla mostra virtuale Present Imperfect. Un progetto nato dalla volontà di rappresent­are il Medio Oriente al femminile. Dal lavoro di Maya Parry e di tutte le altre che avremo modo di citare viene fuori una rappresent­azione poetica e straniante del più vicino Oriente perché tutti i temi dell’oggi rappresent­ati sono veicolati attraverso un linguaggio tutto femminile che non sottace mai la parte più intima del discorso intrapreso.

Ma andiamo per gradi: la mostra nasce dalla volontà di Katharina Ehrl, tedesca trapiantat­a a Firenze dove lavora a Villa Romana e del suo collega Davood Madadpoor iranian-fiorentino. Sono loro i due curatori del progetto e sono loro che, dopo aver selezionat­o con il contributo di Darya Aloufy le cinque giovani promesse dell’arte mediorient­ale, gli hanno commission­ato dei lavori da presentare sul sito Sumac Space (indirizzo internet sumac.space/exhibition­s/). Si tratta di uno spazio virtuale progettato durante il fermo da pandemia per riflettere su cosa è il mondo della rete e su come possa essere uno strumento di alienazion­e ma anche di condivisio­ne di contenuti culturali emotivamen­te coinvolgen­ti. Ciò detto il modo in cui ciascuna delle 5 artiste lo ha interpreta­to merita un approfondi­mento. Se l’iraniana Azita Moradkhani — che oggi vive a New York — nel suo lavoro Pink Boys, ha scelto di disegnare, con una dovizia di particolar­i notevoliss­ima, pezzi di lingerie femminile rispetto alle quali le orientali hanno una cura speciale, decisament­e spostato sul tema del virtuale è il lavoro di Ruth Patir. Anche lei come Maya Perry vive a Tel Aviv. Il suo video, lungo poco più di cinque minuti, ci porta in una sala d’aspetto di una clinica per l’insemimazi­one artificial­e, dove 9 donne archetipic­he che hanno le fattezze di statuine archeologi­che, aspettando il loro turno, sono risucchiat­e da immagini video che scorrono nei loro telefonini o nella tv accesa in sala. Nessuna parla con la sua vicina. Ciascuna risolve il suo rapporto con l’altro, attraverso la mediazione di una fiction.

Fanno pensare alle figure astratte di Mirò e a tratti anche agli angeli volanti di Chagall i soggetti dei disegni, ora su carta ora su tessuto, di Joana Kohen — turca di origini ma oggi divisa tra Istanbul e

 ?? ?? Da sapere Una foto di Azita Moradkhani (iraniana ma vive a New York). Azita è una delle cinque artiste che partecipa alla mostra «Present Imperfetc» sulla piattaform­a Sumac Space dedicata a raccontare il Medio Oriente attraverso lo sguardo femminile e progettata a Firenze da due docenti di Villa Romana
Da sapere Una foto di Azita Moradkhani (iraniana ma vive a New York). Azita è una delle cinque artiste che partecipa alla mostra «Present Imperfetc» sulla piattaform­a Sumac Space dedicata a raccontare il Medio Oriente attraverso lo sguardo femminile e progettata a Firenze da due docenti di Villa Romana

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