Procura di Roma: sì del Tar a Viola, bocciato Creazzo
Per il Tar è rilevante la lunga attività antimafia di Prestipino. Sì alle ragioni di Viola
Si riapre la corsa alla Procura di Roma. Il Tar ha respinto il ricorso di Creazzo e accolto quello di Viola.
Si riaprono i giochi per la Procura di Roma. Il Tar Lazio ha scompaginato gli equilibri che sembravano consolidati con la nomina, quasi un anno fa, di Michele Prestipino Giarritta alla guida dei pm romani. Contro quella nomina i giudici amministrativi hanno accolto con tre diverse sentenze (collegio composto dal presidente Antonino Savo Amodio, Ivo Correale e Roberta Ravasio) i ricorsi del procuratore generale della Corte d’appello di Firenze Marcello Viola e del procuratore di Palermo Franco Lo Voi. È stato, invece, respinto il ricorso del Procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo che però potrebbe ricorrere al Consiglio di Stato. Una strada che il procuratore Prestipino ha già annunciato di voler percorrere. Solo dopo l’ultimo grado di giudizio il Consiglio Superiore della Magistratura potrà riaprire la corsa alla Procura capitolina.
L’antefatto. Creazzo e Viola erano nella rosa dei candidati per il posto lasciato libero da Giuseppe Pignatone, andato in pensione nel maggio 2019. Testa a testa per qualche mese, il 23 maggio 2019 la Quinta
Commissione del Csm nell’ultima selezione aveva preferito Viola. L’esplosione del caso Palamara — intercettato il 9 maggio mentre all’hotel Champagne discute della nomina di procuratore capo a Roma con i deputati Pd Luca Lotti e Cosimo Ferri e alcuni membri del Csm — azzera le candidature. E un anno fa spunta a sorpresa il nome di Prestipino che non era presente nella prima selezione. A marzo il plenum del Csm lo nomina procuratore di Roma. Da qui i ricorsi al Tar di Viola,
Creazzo e Lo Voi per sollecitare l’annullamento di quella nomina.
La procedura di Viola — scrivono i giudici del Tar Lazio — «è stata viziata a monte dalla carenza di motivazione» e «l’omissione della valutazione data dalla revoca della proposta a lui favorevole il 23 maggio 2019, appare priva della necessaria motivazione, in assenza di elementi oggettivamente riscontrabili a suo carico (rinvio a giudizio o apertura di procedimento disciplinare)». Per legge, spiegano, le ragioni della scelta devono essere espresse «in modo chiaro, esplicito e coerente» e questo «vale tanto più per l’omissione di un candidato dapprima proposto e che aveva acquisito una legittima aspettativa alla valutazione comparativa finale».
Quanto al ricorso di Creazzo i giudici spiegano che l’aver guidato due procure (Palmi e Firenze), rispetto a Prestipino per anni vice di Pignatone e poi reggente a Roma, non possa costituire elemento preferenziale: «Perché, in tal caso, resterebbe precluso l’accesso ad incarichi direttivi a magistrati che non abbiano mai prima svolto quelle funzioni». I giudici spiegano che la scelta di Prestipino ricade nella «valutazione discrezionale del Csm» nella quale il Tar non può entrare «in assenza di palesi illogicità o omissioni che qui non si riscontrano» ma sottolineano che «non è stato un criterio di radicamento territoriale a far propendere per Prestipino, bensì una valutazione globale, fondata essenzialmente sulla sua maggior esperienza nell’arco di circa venti anni». Creazzo, invece, «si è occupato dell’attività di contrasto alla mafia quale sostituto unicamente da 2005 al 2006, per poco più di un anno. E pur dirigendo importanti indagini (come quella sull’omicidio del Vicepresidente del Consiglio Regionale Francesco Fortugno), si tratta di un’attività non paragonabile a quella svolta da Prestipino».
E ancora i giudici spiegano che «il contesto del territorio toscano, prettamente imprenditoriale, presenta caratteristiche strutturali completamente diverse e di un livello di complessità non equiparabile a quello del territorio laziale, nel quale convivono mafie tradizionali, nuove mafie straniere e mafie autoctone, che si rapportano tra di loro e con le istituzioni pubbliche e la politica che assumono centralità a Roma».