Il Tar salva il boschetto di Lastra a Signa
Doveva nascerci un’area di servizio. L’esultanza dei comitati: vittoria storica
Maggioranza e opposizione erano d’accordo, ma più della politica poté la giustizia: il bosco di Inno, piccolissima frazione da 25 abitanti del Comune di Lastra a Signa che lambisce la Fi-Pi-Li, non sarà tagliato per costruirci una pompa di benzina. È quello che ha stabilito il tribunale amministrativo della Toscana (Tar) accogliendo il ricorso di alcune associazioni ambientaliste e di un comitato di cittadini che si erano sempre opposti alla decisione presa dall’amministrazione comunale. Decisione avallata dall’opposizione in Consiglio comunale, in qualche modo interessata da vicino, dato che il terreno su cui si stava per iniziare costruire — una frana che si è verificata proprio lì ha ritardato le operazioni — è di proprietà del numero uno della minoranza: lo sfidante della sindaca Angela Bagni (Pd) alle ultime elezioni comunali del 2019, Paolo Giovannini (Forza Italia).
La sentenza stabilisce che «l’interesse pubblico» per il diboscamento dell’area sostenuto dall’amministrazione, che aveva avuto anche il via libera della soprintendenza, non era tale. I giudici decretano lo stop al progetto e condannano a pagare le spese processuali il Comune, il proprietario del terreno e la ditta che voleva costruirci sopra l’area di servizio.
«Il bosco è salvo, è una vittoria storica», per il «Comitato collinare Lastra a Signa», che ha esultato su Facebook per la pronuncia del Tar. Ma gli abitanti della frazione, assieme a Italia Nostra e Legambiente, non sono gli unici a festeggiare. Al tavolo dei vincitori ieri si è presentata anche la Lega con Elisa Tozzi. La consigliera regionale del Carroccio ha tirato dritto contro il progetto, mettendo in campo un’esultanza che ha colpito il collega di coalizione Paolo Giovannini, che è anche coordinatore fiorentino di Forza Italia: «Lo trovo molto strano, — spiega Giovannini — per fortuna che sono stato il loro candidato sindaco…», dice perplesso l’azzurro. Quanto alla sindaca Bagni, che raggiunta al telefono spiega di stare «valutando con l’ufficio legale del Comune se ricorrere al Consiglio di Stato», il fatto che il terreno fosse del suo sfidante — che sedeva in Consiglio già nel corso del primo mandato della sindaca Pd — non pare essere rilevante: «È un privato cittadino, il Consiglio è stato chiamato ad esprimersi ma non è l’unico organo che ha approvato il progetto».
❞ La sindaca Stiamo valutando con l’ufficio legale del Comune la possibilità di fare ricorso al Consiglio di Stato