«BENE GLI UFFIZI DIFFUSI MA SERVE ANCHE UNA MOBILITÀ DIVERSA»
Caro direttore, l’annuncio, fatto dal direttore Schmidt, che gli Uffizi si apprestano a dare vita ad un vero «museo diffuso» esponendo, in prestigiose destinazioni distribuite sul territorio toscano, opere d’arte delle Gallerie finora non visibili dal grande pubblico, apre prospettive che travalicano gli interessi e le attese del Museo. Molte volte è stato auspicato di dare maggiore equilibrio al territorio fiorentino e di evitare di avere un unico polo attrattivo di quasi tutto il flusso turistico decongestionando il centro storico di Firenze. L’operazione Uffizi può costituire un passo concreto in questa direzione, ma a precise condizioni.
Se, infatti, l’apertura di succursali degli Uffizi può fare da traino all’economia di tutta l’area interessata, la responsabilità della scelta di queste localizzazione non può essere lasciata all’iniziativa delle sole Gallerie. Ci si presenta una grande occasione per pensare in chiave metropolitana e per ridisegnare una mappa delle vocazioni del territorio su cui costruire un nuovo sistema equilibrato di funzioni integrate fra loro, vuoi di carattere produttivo ed artigianale, vuoi di carattere formativo, turistico e ricettivo, moltiplicandone l’efficacia grazie a un forte attrattore culturale. In una parola, è auspicabile che questa sia l’occasione per mettere a sistema le varie realtà, le varie prospettive, i vari interventi, cogliendo anche le opportunità offerte dal Recovery Plan. In questo disegno un ruolo primario lo ha la pianificazione della mobilità e dell’accessibilità. Si tratta di un aspetto fondamentale per il successo dell’intera operazione, che rende ancora più necessaria una visione d’insieme per pianificare l’adeguamento del sistema infrastrutturale esistente ed i nuovi investimenti. Su questo fronte mi pare urgente correggere un’impostazione di fondo che, nata decenni fa, in un periodo in cui la mobilità su ferro (tramvia e ferrovia) appariva come la sola risposta alle preoccupazioni di riduzione delle emissioni dannose in atmosfera, presenta oggi più di un’alternativa e con considerevoli possibilità di risparmio.
La tramvia, affiancata dall’utilizzo metropolitano delle linee ferroviarie esistenti, costituirà senz’altro una risposta efficace per i collegamenti extra-urbani del capoluogo regionale. Così come sarà importante prevedere una o più linee su ferro che colleghino fra loro, in modo circolare e non radiale, i nuovi poli previsti da questa valorizzazione delle funzioni produttive e culturali. Ma sarebbe un grave errore continuare ad immaginare l’uso della tramvia all’interno delle realtà urbane più dense, come si pensa di fare a Firenze. Qui la rigidità dei percorsi di questo mezzo di trasporto e il suo impatto massiccio su contesti monumentali delicati risultano inconciliabili con i caratteri storici ed urbanistici di un territorio.
Far transitare questo treno sui viali di circonvallazione, oltre che dare un colpo mortale alla Firenze ottocentesca disegnata dal Poggi (si pensi a cosa saranno i viali con decine di metri di pensiline), oltre che aggravare la mobilità cittadina (la stima di riduzione di solo il 10% del traffico la dice lunga su cosa ci attende), costituisce una scelta datata, vecchia, perché oggi le tecnologie dell’idrogeno e dell’elettrico applicate ai mezzi di trasporto pubblico su gomma rispondono pienamente a quell’esigenza ecologica che 30 anni fa fece optare per la tramvia; ed offrono non solo vantaggi economici enormi (quella «linea Maginot» di cemento armato che deve sostenere il peso di quel piccolo treno non è più necessaria; né ci sono i pali ed i fili), ma anche e soprattutto duttilità e flessibilità totali, come richiede la mobilità dello sviluppo 4.0, che potrà contare anche sulla diffusione della guida autonoma.
Proprio gli Uffizi che si fanno Museo diffuso su un territorio ben più vasto di quello cittadino ci danno la conferma di quanto tutto muti rapidamente e sia quindi necessario evitare scelte che, vincolandoci in modo assoluto e per decenni a una soluzione o a un’idea, ci limitino nella possibilità di cogliere il nuovo e di avere nuove occasioni di crescita. *Vice presidente onorario
della la Federazione Internazionale Automobile