Santissima Annunziata
La piazza va vissuta Ed è bella anche con le rastrelliere
Che piazza Santissima Annunziata, con la sua asimmetrica simmetria, sia una delle piazze più belle di Firenze, è un dato di fatto incontrovertibile. Così come è indubbio che tutti gli amanti del bello vorrebbero il centro storico sgombro da un invadente arredo urbano. In questo condivido il plauso dell’architetto Del Fante alla rimozione delle rastrelliere presenti in piazza della Santissima Annunziata, per le riprese di una puntata de «L’amica geniale». Credo però che i motivi che hanno indotto il regista della fiction a chiedere l’intervento del Comune non siano legati solo a questioni estetiche. Una piazza Santissima Annunziata con le rastrelliere in uno sceneggiato ambientato negli anni ’70 sarebbe un anacronismo, perché all’epoca a Firenze non esistevano quasi rastrelliere. Ad andare in bicicletta eravamo in pochi, a parte un effimero ritorno di fiamma velocipedistico legato alla crisi petrolifera; di conseguenza c’era molta tolleranza, e si poteva parcheggiare dove si voleva. Io per esempio ho posteggiato la mia per anni agli eterni tubi Innocenti sulla facciata
di Palazzo Strozzi senza che nessuno trovasse niente da eccepire. D’altra parte anche i furti di biciclette erano un fenomeno raro, quasi una citazione di pellicole neorealistiche, per cui non si poneva il problema di ancorarle a una struttura fissa. Se confronto il lucchetto quasi simbolico della mia prima bicicletta — una Bianchi Firenze regalatami per la promozione dalla IV alla V ginnasio nel 1967 — con i catenacci che sono costretto a usare ora, ho la percezione di come sia cambiata l’Italia nell’arco di mezzo secolo o poco più. Non credo in meglio. Siamo sicuri però che la vista dal loggiato della Santissima Annunziata fosse migliore quaranta e passa anni fa? Allora non c’erano le rastrelliere, ma la piazza era un grande parcheggio per le auto, come del resto lo era anche piazza Santa Croce, tanto che il monumento all’Alighieri sul sagrato della basilica era stato soprannominato la statua del Dante posteggiatore. Oggi le auto non ci sono più, ma non ci sono più nemmeno i residenti, anche perché non saprebbero dove parcheggiare. Il fatto è che ogni piazza deve soddisfare esigenze non solo estetiche ma pratiche. Gli anelli di ferro sulla facciata di Palazzo Medici Riccardi servivano a legare i cavalli, un tempo il mezzo di trasporto più comune (e qualche volta a impiccare congiurati); è fatale che oggi i ciclisti reclamino rastrelliere a cui legare quello che una volta veniva chiamato «il cavallo d’acciaio». E poi, siamo proprio sicuri che le rastrelliere delle biciclette siano più brutte delle antenne della telefonia mobile svettanti sui tetti, per tacere delle gru incombenti sugli eterni cantieri? Certo, tutti vorremmo avere il potere di un Luchino Visconti, che fece rimuovere le antenne televisive dai tetti del centro di Palermo per girare una scena chiave del Gattopardo. Ma poi le antenne tornarono al loro posto, come ci torneranno le rastrelliere alla Santissima Annunziata: anche la più bella delle piazze è un monumento vivente, che ha bisogno di essere vissuto.