Il David e il suo gemello nato in 3D
L’impresa Finita la riproduzione in 3D del capolavoro di Michelangelo. Ora si assembleranno le parti Ad aprile Dubai attende, per l’Expo, il gigante rifatto dall’équipe di ingegneri guidata da Gloria Tucci
L’Expo degli Emirati Arabi aprirà i battenti a ottobre ma il suo ospite più atteso, «l’ambasciatore italiano», deve partire molto prima. Questo David gemello è il risultato del primo grande esperimento di ricostruzione ultra-tecnologica di un’opera d’arte dal così alto valore simbolico. Ha visto il coinvolgimento di ingegneri, architetti, stampatori, informatici, restauratori e anche di artigiani toscani.
La gamba del David l’hanno rotta di proposito. Tanto era un arto di prova. «Quando lavori con materiali nuovi, non sai mai fino a quando puoi osare, per questo ci siamo messi anche a fare prove di compressione e resistenza, fino alla rottura».
Non è solo uno scrupolo da ingegnere, o meglio da docente di ingegneria all’Università di Firenze, quale è Grazia Tucci. Era lo scoglio finale da superare, l’ultimo tassello di un mosaico di cui adesso l’equipe della professoressa Tucci vede la fine: «Il nostro David 3D è quasi pronto. La stampa è finita, va solo assemblato e spedito. A Dubai lo aspettano nella terza settimana di aprile e ora il grande problema è appunto il trasporto in aereo, dobbiamo prendere tutte le precauzioni affinché non si rovini nella trasvolata».
L’Expo degli Emirati Arabi — dedicata ai temi dell’innovazione tecnologica — aprirà i battenti a ottobre ma il suo ospite più atteso, «l’ambasciatore italiano», il protagonista del nostro padiglione deve partire molto prima. Questo David gemello è il risultato del primo grande esperimento di ricostruzione ultra-tecnologica di un’opera d’arte dal così alto valore simbolico. Ha visto il coinvolgimento di ingegneri, architetti, stampatori, informatici, restauratori e anche di artigiani toscani. Ed è talmente grande e imponente — con i suoi 517 centimetri è uguale all’originale dell’Accademia anche nelle imperfezioni e negli effetti usuranti del tempo — che non avrebbe mai potuto essere inserito al centro del «Teatro della memoria», come il curatore Davide Rampello ha ribattezzato il Padiglione Italia, una volta che fosse completato. Il padiglione gli va costruito intorno.
«Siamo a più di metà strada e andiamo bene — sorride soddisfatta la capo-progetto dell’Università di Firenze — L’acquisizione del modello digitale (che risulterà utile anche a fini di studio) si è conclusa e abbiamo prodotto quello per la stampa tridimensionale» in acido polilattico rinforzato, ecosostenibile. Avevano di fronte due possibilità, due metodi agli antipodi. Rimasti in ballottaggio a lungo. Quello additivo, una vera stampa. E quello per sottrazione, con la fresatura realizzata con appositi robot. Hanno scelto il primo, con due stampanti diverse, le più grandi mai realizzate in Italia.
«Il problema con questo metodo di lavoro erano le dimensioni dell’oggetto da stampare e la velocità dell’operazione — ripensa la professoressa — perché la tabella di marcia a nostra disposizione è strettissima: la deadline non è più settembre ma la prima settimana di aprile. Proprio perché a Dubai hanno bisogno di inserire il David nel Padiglione Italia prima di finirlo, per poterlo posizionale al centro della struttura». Marzo sarà tutto dedicato all’assemblaggio delle parti. «Con tutti gli accorgimenti necessari a far sì che possa stare in piedi». Poi le finiture: sottoponendo alla luce ultravioletta uno speciale gel verrà creato uno strato di plastica che avvolgerà tutta la statua su cui apporre una polvere di marmo creata con varie resine. Sarà l’atto finale, quello che «darà al nostro David l’aspetto il più simile possibile all’originale». È per questo che in corso d’opera è intervenuto un gruppo di restauratori dell’Opificio delle Pietre Dure: «Per riuscire a ricreare la stessa superficie che vediamo all’Accademia, con gli effetti dei precedenti restauri, le irregolarità del marmo originale, le venature, i segni del tempo. È relativamente facile ricreare perfettamente il David di Michelangelo dal punto di vista metrico, la sfida è ricrearne anche il valore estetico». I problemi da risolvere sono stati tanti. O meglio i dubbi: in quanti pezzi farlo? Come collegarli tra loro? Come irrobustire la struttura e collegarla al basamento, anch’esso identico a quello dell’Accademia? «Ma il più grosso è quello che ci apprestiamo ad affrontare ora — prosegue Tucci — come salvarlo da scossoni e rotture nella stiva dell’aereo?». La soluzione trovata è stata costruire un alloggiamento ad hoc, una sorta di «controstampo», un guscio-David dove riporre il David, come il fodero di una spada.
Chi andrà a Dubai a ottobre si troverà davanti a uno spettacolo architettonico di sicuro impatto emotivo: si approccerà al Padiglione Italia da 11 metri d’altezza entrando tra tre scafi di nave capovolti e poi giù lungo le scale dentro uno studiolo rinascimentale circondato da otto edicole alle pareti. Ognuna delle quali avrà led di 3.80 metri per 2 che apriranno altrettanti paesaggi italiani ripresi dal cielo con i droni in realtà immersiva.
Al centro ci sarà il David 3D, «il messaggero dell’Italia portatore di bellezza e perfezione», come lo ha definito la direttrice dell’Accademia Cecilie Hollberg. E grazie al gioco di altezze sarà possibile guardarlo occhi negli occhi. Intanto all’Accademia ieri erano in vena di festeggiamenti. «Michelangelo compie oggi 546 anni» sorride Hollberg. E per completare la confezione di questo «regalo» speciale, «manca poco».
❞ Sapevamo di dover finire tutto entro settembre, ma date le dimensioni dell’opera abbiamo dovuto anticipare: il Padiglione Italia al cui centro sarà esposto, verrà concluso intorno al colosso