Sotto accusa i vertici di Confindustria
Due lettere dopo l’episodio del cellulare lanciato: «Né trasparenza né condanna»
Due lettere riaprono il caso del telefono lanciato dal direttore di Confindustria Firenze Leonardo Bandinelli contro una dipendente, ferita. Una vicenda avvenuta a novembre che ha portato a un contenzioso legale dentro l’associazione. Ora due lettere criticano la gestione del caso da parte dei vertici, accusati di non aver condannato il gesto e di scarsa trasparenza. La prima è del direttivo della sezione Firenze Nord, l’altra di sette associati fiorentini.
Due lettere riaprono la «vicenda telefoni» di Confindustria Firenze. Cioè l’episodio in cui il direttore Leonardo Bandinelli ha lanciato il proprio cellulare verso una dipendente (rimasta ferita, non portata in ospedale pubblico ma presso una clinica privata) dopo, sostiene lei, che aveva chiesto lo smartworking. Una vicenda avvenuta a novembre scorso, rimasta ignota al pubblico fino a gennaio 2021, quando il Corriere della Sera l’ha resa pubblica, che ha portato a un contenzioso legale tra la dipendente e Confindustria, che nel frattempo ha confermato, all’unanimità, il contratto al direttore.
Ma adesso due lettere criticano la gestione di tutta la vicenda da parte dei vertici degli industriali. La prima è del direttivo della sezione territoriale Firenze Nord di Confindustria — con nomi di peso, da Angela Col della Richard Ginori a Gianni Pampaloni di Eli Lilly, fino a presidente e vicepresidente, Claudio Tasselli e Angelo Fontani. L’altra, di sette imprenditori fiorentini associati. Entrambe puntano il dito contro la scarsa informazione sull’episodio del lancio del telefono e sulle scelte successive fatte dal presidente Maurizio Bigazzi.
«Il Direttivo, dopo aver appreso l’esito degli avvenimenti attraverso i giornali, senza che la notizia sia stata smentita o condannata e non avendo fino ad oggi, ricevuto alcuna comunicazione ufficiale interna, intende dissociarsi nettamente dal comportamento della Direzione Generale Confindustria Firenze — si legge nella prima lettera, inviata ai Probiviri di Confindustria, fiorentini e nazionali, oltre che per conoscenza a Bigazzi e al suo vice Lapo Baroncelli
— Il Codice Etico di Confindustria, i valori dell’inclusività e del pieno rispetto delle persone ai quali ci ispiriamo come imprenditori e manager d’azienda, ci impongono di chiedere ai Probiviri come intendono attivarsi per una rapida soluzione della vicenda. La reputazione delle nostre aziende e dell’associazione merita la massima attenzione e il massimo rispetto».
Toni identici nell’altra, firmata da Riccardo Bartolozzi, Fabio Favati, David Rulli, Stefano Santoni, Caterina Sismondi e Martino Spighi, tutti associati di Confindustria. Questa ha già ricevuto una risposta, da parte però solo dei Probiviri fiorentini, che in sostanza affermano che non è loro la competenza della vicenda: «Questo collegio — si legge — non ha competenza in materia di vertenze lavorative con i dipendenti» né può elevare verso gli stessi «iniziative disciplinari». E dato che non ci sono «controversie insanabili tra soci», non c’è un ricorso e «non si ravvedono motivi gravi e/o di inerzia», il collegio fiorentino non ha «nessun dovere» di intervenire. I Probiviri nazionali (che non hanno risposto ancora alle due lettere, di fine febbraio) hanno chiesto chiarimenti a Bigazzi, che ha risposto. I rumors dicono che a breve Roma prenderà una decisione sulla vicenda.
Appello ai Probiviri «La reputazione delle nostre aziende e dell’associazione meritano rispetto»