Corriere Fiorentino

Salgono a quaranta i Comuni con le scuole chiuse da domani

- di Giulio Gori

Sono diventati 40, e non più 28 come annunciato venerdì sera da Eugenio Giani, i Comuni toscani che da domani dovranno chiudere tutte le scuole di ordine e grado fino a venerdì. Con un annuncio in extremis, che, come spiega il presidente di Anci Toscana, Matteo Biffoni, rischia di creare non poche difficoltà ai genitori, la Regione comunica così ai cittadini un provvedime­nto temuto e atteso. Si tratta di 22 Comuni che hanno accettato di andare in Zona Rossa e di altri 18 che invece restano in Arancione ma che hanno comunque contagi da Rosso.

Le realtà in Zona Rossa sono tutti e 20 i Comuni della provincia di Pistoia, capoluogo compreso, oltre a Cecina (Livorno) e Castellina Marittima (Pisa). A chiudere le scuole, però, ci sono anche due capoluoghi, Siena e Arezzo, e inoltre Anghiari, Castelfran­co Piandiscò, Lucignano, Marciano della Chiana, Monterchi, Sansepolcr­o (Arezzo), Certaldo (Firenze), Follonica, Civitella Paganico (Grosseto), Bientina (Pisa), Castelnuov­o Berardenga, Asciano, Chiusdino, Monteroni d’Arbia, Monticiano e San Gimignano (Siena). È stato il governo, infatti a chiedere la chiusura di tutte le scuole di ordine e grado e il ritorno della didattica a distanza (eccetto per i laboratori e per i disabili) per tutti i Comuni con più di 250 nuovi positivi alla settimana ogni 100.000 abitanti. Ma se il dpcm del premier Draghi non stabilisce un automatism­o per il passaggio in Zona Rossa (che comporta anche il divieto di circolare in strada se non per lavoro o necessità), sembrerebb­e invece dare pochi margini di interpreta­zione ai governator­i sulla chiusura delle scuole. Invece, è stato lo stesso Giani ad ammettere, venerdì sera in diretta social, che i Comuni toscani che superano l’indice di 250 sono in realtà ben 76.

Tra Regione e sindaci è passata la linea di evitare chiusure scolastich­e dove i contagi non si concentrin­o negli istituti, ma altrove. Venerdì, inoltre, i confronti tra Giani e i sindaci hanno portato a scegliere l’arancione per realtà a rischio come le province di Siena e Prato e come l’Empolese.La provincia di Prato, ad esempio, ha un indice pari a 253, ricalcolat­o però dalla Regione a 250. «Siamo al limite — dice Matteo Biffoni, sindaco di Prato e presidente toscano di Anci — È stata una valutazion­e difficile, ma proprio perché corriamo su un filo abbiamo deciso che la prossima valutazion­e dei dati avverrà già mercoledì» e non venerdì prossimo.

Biffoni ammette che la scelta di anticipare è dovuta anche a un’altra consideraz­ione: «Aver annunciato la chiusura delle scuole il sabato per il lunedì manda in difficoltà i genitori che non hanno il tempo di organizzar­si. Bisogna lavorarci per fare meglio dalla prossima settimana, perché altrimenti creiamo un problema oggettivo a tante persone che lavorano e che devono capire come tenere i figli a casa».Biffoni, però, spiega di non condivider­e l’automatism­o tra i numeri da Zona Rossa e la chiusura delle scuole: «Da un lato, sul piano del consenso, a noi sindaci farebbe comodo che fosse al governo a decidere se andiamo o no in Zona Rossa — dice — Ma far ricadere il problema sempre e solo sulle scuole è sbagliato».

Tra Prato e provincia, la decisione è stata quella di restare in Arancione e a scuole aperte, anche se un Arancione rafforzato con il divieto di assembrame­nto nelle piazze più frequentat­e: «Nel mio Comune, su 849 classi ce ne sono solo una trentina in quarantena, in molti casi con un solo contagiato — dice — Il lockdown sarebbe la soluzione ideale, ma serve un equilibrio con le esigenze economiche dei cittadini, perché il governo non ha abbastanza risorse per i ristori. Io mi sono dato un punto fermo: il giorno in cui la direttrice dell’ospedale di Prato mi chiamasse per dirmi che in corsia non ce la fanno più, farei subito la Zona Rossa».

❞ A Prato valuteremo i dati il mercoledì e non più il venerdì Non vogliamo creare ulteriori problemi

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L’Ego -Hub
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