Addio a Caruso, filosofo (politico) eclettico
Scomparso ieri il docente e psicologo fiorentino, marito dell’assessora Meucci
❞ Nardella Era un uomo colto, sempre alla ricerca di nuovi orizzonti da esplorare
Un personaggio eclettico, di grandissima cultura. Di una simpatia e convivialità innata. Tanto da trovarsi, come ha raccontato lui stesso, per caso a cena con Gheddafi, nel 1979, al termine di un convegno a Benghazi. È scomparso ieri Sergio Caruso, docente di Filosofia politica a Firenze. Ma anche psicologo-psicoterapeuta e psicoanalista.
Classe 1946, sposato dal 1972 con l’assessore di Palazzo Vecchio Elisabetta Meucci, Caruso dopo il diploma al Liceo Dante si è iscritto alla Cesare Alfieri, la facoltà fiorentina di Scienze politiche, dove si è laureato con il professor
Antonio Zanfarino nel ‘70. Studente ancora al liceo, scriveva per Rinascita, anche se il primo «scritto» di cui ha voluto restasse traccia era una lettera a L’Unità, ben più giovane, sul gioco del Lotto: «Tassa sui poveri».
Un percorso accademico, il suo, dalla gavetta a professore ordinario, che ha raccontato lui stesso da borsista fino a diventare professore incaricato di Storia delle dottrine politiche, poi associato per Storia del pensiero politico contemporaneo, e poi ordinario di Filosofia delle scienze sociali e infine in Filosofia politica. Ma è stata grande anche la sua attività civile. Dall’associazione Amicizia Ebraica-Cristiana di Firenze fino all’Istituto Gramsci passando da molti centri studi italiani e stranieri, Caruso «è stato anche nel comitato scientifico di Testimonianze, per cui ha scritto per molti anni, fin dai tempi di Ernesto Balducci» ricorda il direttore della rivista Severino Saccardi. Viaggiatore (sia per passione che per lavoro, ha visitato 50 Paesi nel mondo), Caruso è stato collaboratore di diversi quotidiani, tra i quali anche il Corriere Fiorentino. «È enorme il vuoto che lascia il professor Caruso, grande studioso, uomo colto, docente di filosofia politica mai sazio, sempre alla ricerca di nuovi orizzonti da esplorare spaziando nelle discipline tra la psicologia e le scienze sociali —ricorda il sindaco di Firenze Dario Nardella — Ma è ancor più grande il vuoto che lascia Sergio: marito, padre, nonno affettuoso. Persona di spirito vivace e grande intelligenza. Conservava i suoi “pensierini”. Me n’è rimasto impresso uno: “Vero amico non è quello che ti fa un favore, ma quello che poi se ne dimentica”. Un abbraccio affettuoso a Elisabetta e alla famiglia».