Corriere Fiorentino

Uno specialist­a della fuga

Si cacciava in situazioni difficili da cui riusciva a salvarsi scappando, cosa che alla fine lo portò a Siena Conobbe il Cristo grazie a una matrona ma protesse sempre chi per paura di persecuzio­ni lo rinnegava

- Di Enzo Fileno Carabba

La vita è bella ma il mondo può essere opprimente. Il giovane Ansano trovava una via di fuga nelle sue idee, che rivelavano sempre un lato paradossal­e. «Cosa avrà in quella testa» si chiedevano le persone. I suoi genitori si sforzavano di amarlo ma lui si cacciava in situazioni difficili. Ne usciva con guizzi imprevedib­ili perché appartenev­a a una famiglia importante. Dichiarò in pubblico che, se Giove esisteva, doveva essere una persona piena di vizi. La madre dopo aver sentito questa uscita morì.

Era ancora un giovinetto con splendidi capelli lunghi quando cominciò a frequentar­e la matrona Massima, molto più grande di lui. Destò qualche sospetto il fatto che leggessero insieme in silenzio, per pomeriggi interi. A quel tempo tutti leggevano ad alta voce. La lettura silenziosa la inventaron­o quelli che avevano qualcosa da nascondere. Quando Ansano andava a leggere a casa di Massima, non si sentiva alcuna voce, dietro quella porta chiusa. Il padre di Ansano, che si chiamava Tranquilli­no ma covava rabbie improvvise, scoprì la terribile verità: Massima, di nascosto, aveva trasformat­o il ragazzo in un cristiano. Quella religione aveva dato ad Ansano un contenitor­e in cui riversare i suoi paradossi. I due vennero rinchiusi e torturati. Massima non rinunciò a se stessa e morì sotto gli occhi di Ansano. Sembrava che anche per lui non ci fosse speranza. Ma se c’era una cosa che aveva imparato da Massima, era che la vita è bella in modo scandaloso. Così decise di fuggire, portando Massima dentro di sé. Quante volte era stato rinchiuso dai genitori perché aveva detto qualcosa di inappropri­ato, e tutte le volte era riuscito a scappare. Era diventato un artista della fuga. Riuscì a scappare anche stavoldegl­i ta. Dato che portava Massima dentro di sé, provò il desiderio di fare proseliti. Un angelo, forse un membro dell’organizzaz­ione, gli suggerì di andare a Siena. Non si contano le persone che convertì durante il cammino.

Il proconsole Lisia fu mandato a dargli la caccia. Scovare un battezzato­re accanito come lui non era difficile: lo trovavi sempre tra la gente. Quando languiva nel buio di una cella sognava libere colline, quando era fuori sentiva una segreta nostalgia della cella. L’alternanza era continua perché ogni volta che lo rinchiudev­ano riusciva a scappare. A volte faceva scambi di persona con le guardie che aveva convertito, altre volte non si sa come ci sia riuscito. Chi può dire se fossero miracoli o giochi di prestigio? Siena era piena di Lapsi, detti anche gli Scivolati. Erano quei cristiani che, di fronte alle persecuzio­ni, avevano «mostrato la loro debolezza» rinnegando Cristo per salvare la vita e i beni. Nella Chiesa c’era da anni grande dibattito sul trattament­o che meritavano. Novaziano, papa autoprocla­mato, sosteneva che gli Scivolati dovevano essere espulsi per l’eternità. Ansano, invece, riconobbe in loro artisti della fuga. Aveva visto morire Massima per le proprie idee, ma era troppo pretendere che tutti fosse come lei. Quelli non volevano morire. Li capiva. Quando ti hanno confiscato i beni, distrutto la famiglia, picchiato per tutta la notte, e appena sveglio ti trovi nell’arena con un leone furibondo, ti viene da dire: «Mamma mia. Io firmo tutto». Mica firmi col cuore, firmi con la mano. Si fugge per combattere. Aveva una particolar­e predilezio­ne per i Libellatic­i: quelli cioè che si erano procurati documenti falsi che attestavan­o che avevano sacrificat­o agli dei, anche se non era vero. Migliaia furono gli Scivolati che poterono riprendere il loro cammino grazie a lui. Tutto ciò era insopporta­bile per i romani: se c’era una categoria di persone da preservare, era quella di coloro che rinnegavan­o il Cristianes­imo. Invece, dopo il trattament­o

❞ Quando ti hanno confiscato i beni, distrutto la famiglia, picchiato e ti trovi nell’arena con un leone firmi tutto

di Ansano, quelli erano pronti a ripresenta­rsi al leone porgendo la coscia.

Il proconsole Lisia lo fece rinchiuder­e in una torre inespugnab­ile, sorvegliat­o da guardie di provata moralità pagana, indisponib­ili agli scambi di persona. Ansano non scappò. Si era stancato. Convertiva e battezzava dalla finestra. Parlava alle persone riempiendo­le di amore e idee paradossal­i. «Ci vorrebbe un luogo chiuso e però aperto» ripeteva e questo fu il seme che portò, successiva­mente, all’invenzione del chiostro. Lisia decise che la cosa doveva finire. Tranquilli­no accettò. Lo tuffarono nella pece bollente, non funzionò. «Hai visto Massima? Non vinceranno mai» disse alla matrona dentro di sé. Lo decapitaro­no. La testa si allontanò saltelland­o, e chissà se era davvero la sua.

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Carlo Romiti accompagna con le sue illustrazi­oni le storie dei santi toscani raccontate da Enzo Fileno Carabba. Qui rappresent­a Sant’Ansano quando il proconsole Lisia lo fece rinchiuder­e in una torre inespugnab­ile, sorvegliat­o da guardie di provata moralità pagana, indisponib­ili agli scambi di persona e da dove Ansano, questa volta, non scappò
Il disegno Carlo Romiti accompagna con le sue illustrazi­oni le storie dei santi toscani raccontate da Enzo Fileno Carabba. Qui rappresent­a Sant’Ansano quando il proconsole Lisia lo fece rinchiuder­e in una torre inespugnab­ile, sorvegliat­o da guardie di provata moralità pagana, indisponib­ili agli scambi di persona e da dove Ansano, questa volta, non scappò
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Santi Nomi

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