Corriere Fiorentino

Qui c’è il futuro del Brunello

- Di Divina Vitale A.F.

La Perla del Mare è uno stabilimen­to balneare con ristorante sul mare, a San Vincenzo, guidato dalla chef creativa Debora Corsi con il marito Emanuele Giampieri. Da maggio dello scorso anno, dopo il primo lockdown, ha cominciato a fare delivery e asporto, un’attività che le ha permesso ancor più la fidelizzaz­ione del cliente e la possibilit­à di non chiudere. Un servizio ancora attivo almeno fino a nuove disposizio­ni.

«Ci siamo reinventat­i — ha detto la chef — all’inizio con molti dubbi, non eravamo pronti a un cambio così radicale. L’asporto, a livello organizzat­ivo, è un altro lavoro. Ma era l’unico modo per poter lavorare e rimettere in funzione la macchina. L’azienda non può restare ferma a lungo. Così abbiamo anche mantenuto i clienti con un servizio in più. Una formula che ha funzionato

Chi

È guidato dalla chef creativa Debora Corsi insieme con il marito Emanuele Giampieri. Tra i suoi piatti più richiesti il cacciucco, l’insalata di mare in crostone, le crocchette di baccalà e il panino gourmet, il fish burger anche in estate. Avendo pochi posti al ristorante, con le nuove norme, le persone compravano il pasto in box per il giorno sulla spiaggia e per la sera a casa». Si, perché le proposte delivery della Perla sono differenti: una per il pranzo e una per la cena. Rigorosame­nte finite: ovvero non c’è bisogno di cucinare niente a casa. Al limite riscaldare qualche minuto. «Non volevamo offrire piatti che

Protagonis­ta Debora Corsi, chef del ristorante La Perla del Mare impegnavan­o in cucina, a casa, altrimenti si perdeva lo spirito del ristorante. Semmai da rigenerare per pochi minuti — spiega la chef — Ho studiato molto anche il packaging con confezioni bio. La carta assorbente, per esempio, utile per il fritto, molto richiesto. La qualità della materia prima è rimasta la stessa con una riduzione consistent­e dei piatti, è normale. Non abbiamo più la brigata di cucina».

La Montalcino del vino è una denominazi­one divisibile per aromi e struttura in quattro zone. Una di quelle col carattere più nitido è Sant’Angelo in Colle. Da non confondere con la zona più bassa e vicina all’Orcia, questa frazione produce alcuni dei migliori cru di Brunello. Come il Nastagio di Col d’Orcia. Il 2015 è un vino di carattere, con pochi riflessi granati tanta è la concentraz­ione, sentori di lamponi selvatici, tabacco da pipa e nocciolina tostata, un tannino spesso sul palato ma senza ruvidità, ovvero promessa di lungo invecchiam­ento. Vini così, come il conte Francesco Marone Cinzano che li produce, sono memoria storica e faro nel futuro della denominazi­one.

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