ARTE IN FABBRICA RITRATTO DI FAMIGLIA BORGHESE
Nell’hangar di Gori Tessuti & Casa, fino a Pasqua è aperta la mostra «Profondo oro» di Flavio Favelli: attraverso arredi e accessori una riflessione sull’aspirazione al lusso dell’Italia, dal boom economico a oggi. E all’esterno un grande murale permanente
Ritratto di famiglia borghese in un interno. Potrebbe essere questa la sinossi della mostra di Flavio Favelli, Profondo oro, allestita da Gori Tessuti & Casa nell’ambito del progetto «Arte in Fabbrica», al piano superiore di quel grande hangar dove puoi andare a spasso nel mondo curiosando fra le migliaia di cose che si rincorrono a perdita d’occhio: mobili etnici, stoffe di cui fanno incetta i costumisti di tutto il mondo per film di successo come Pirati ai Caraibi o Il Gladiatore per citarne alcuni, o grandi sculture come i due buddha alti due metri e il prezioso kimono con celebri rappresentazioni teatrali nel curriculum. Un surrogato niente male per nutrire l’immaginazione in tempo di forti limitazioni ai viaggi e un’alternativa colta alla gita nei centri commerciali. Siamo a Calenzano, già.
Per vedere la mostra di Favelli bisogna salire al piano superiore dove stupiscono due grandi installazioni. Sono frutto della ricerca dell’artista sulle pulsioni delle famiglie borghesi a partire dagli anni del boom economico. Un tempo non lontano anzi ancora vivo, secondo l’artista, in cui lo status sociale di una famiglia veniva affidato ai mobili e agli oggetti di casa, dal comò in piuma di mogano alle specchiere ben incorniciate, passando per carte da parati che simulano la stoffa e paralumi à la page. «Attraverso finiture, arredi e accessori — spiega Favelli in un suo testo — si sono dispiegate le epifanie di al benessere materiale, di cui il lusso avrebbe dovuto essere un sintomo, che ha caratterizzato il sogno italiano, spesso prediligendo l’illusorietà dell’apparenza in luogo dell’autenticità della sostanza». Le due grandi installazioni che evocano l’oro, ovvero il luccichio del benessere conquistato, sono il corpus della mostra aperta al pubblico fino a Pasqua. Ecco la vera casa borghese che manifesta il suo essere in ogni oggetto e stanza, l’ambiente domestico in cui i nostri nonni e i nostri genitori, con incauto ottimismo, hanno confezionato la loro personale idea di stabilità sociale, sembra dire l’artista. È questa la lingua con cui parlano le due grandi sculture di Profondo Oro, composte con ante e montanti di armadi, un’infinità di specchiere, sportelli, cassetti e testate di letti. Le due opere — il titolo di una delle due è Grande Guardaroba — hanno un aspetto ibrido ma somigliano ad architetture riproposte come un paesaggio periurbano e con le due torri svettanti, le sporgenze, gli aggetti, le rientranze. Un richiamo al profilo di edifici industriali, a fabbriche inattive. L’oro domina anche nel dittico in cartone Tempo aureo, prima prova dell’artista con questo materiale. Spiega il curatore Pietro Gaglianò: «È un collage di cartoni, assemblati su una tavola di legno. Un’opera che vuole signiquell’aspirazione
ficare la preziosità di un manufatto a prescindere dai materiali». L’omaggio alla vocazione di Gori, ovvero il viaggio nel mondo realizzato in forma permanente da Favelli è una grande pittura murale sul prospetto dell’edificio. Il viaggio comincia da lì portandoti dentro una fiaba: il palazzo del sultano saltato fuori dalle pagine de Le mille e una notte, sospeso su un tappeto volante, con arabeschi e palme, sullo sfondo di un cielo notturno nero e dorato. Un’immagine ispirata all’etichetta di uno storico lanificio pratese, una realtà industriale a cui l’artista offre un regalo.