Al Mandela, in attesa dell’iniezione «Preoccupati, ma è un dovere»
Maestri e avvocati in fila per il vaccino: «Ma mi sono fatta accompagnare»
Margherita aveva già il cappotto e stava uscendo di casa. Direzione Mandela Forum, per fare il vaccino AstraZeneca. Poi dopo le notizie degli ultimi giorni, su reazioni avverse, decessi e lotti ritirati Margherita ci ha ripensato. Era sull’uscio di casa, si è tolta il giubbotto e si è rimessa a sedere sul tavolo di cucina, pensierosa. Poi ha detto basta, si è fatta coraggio ed è uscita: «Vado a vaccinarmi, è un dovere morale, faccio l’insegnante alle scuole elementari e ogni giorno ho in classe quasi trenta bambini, non posso rifiutarmi di fare il vaccino per paura. E poi, in Toscana, tutte le dosi sospette sono state ritirate. In questo momento bisogna avere il coraggio delle scelte giuste». L’insegnante però ha scelto di non andare da sola. E quando arriva in auto al Mandela Forum è insieme al marito: «Coraggiosa sì, ma ho preferito farmi accompagnare da mio marito, non si sa mai quali effetti collaterali può causare un vaccino non ancora così tanto sperimentato, meglio avere qualcuno di caro al proprio fianco, con mio marito mi sento più tranquilla».
Al Mandela il parcheggio esterno è quasi pieno. I ritmi delle vaccinazioni procedono molto velocemente. Fuori, tra determinazione e titubanza, attendono il proprio turno le persone, in mano hanno il foglio della Asl che certifica il loro turno.
Come Massimo, professore di lettere al Russel Newton: «Sono fatalista, se deve succedere qualcosa può succedere anche attraversando la strada. Questo vaccino va fatto senza e senza ma. Non si può fare terrorismo psicologico in televisione per tre morti sospette probabilmente dovute a complicazioni di altro tipo. Io sono tranquillo, faccio da parecchi anni il vaccino per l’influenza e anche questo, tutto sommato e pur nella sua particolarità, è come un vaccino per l’influenza». E quando arriva il suo turno, entra dentro quasi correndo di gioia. Con lui c’è un’altra professoressa del Russel Newton, Valeria: «Sono venuta qui senza paura, il vaccino va fatto punto e basta, tutti i giorni sono a contatto con 27 alunni, devo farlo per dovere morale, devo farlo anche per i miei studenti. Sono venuta da sola, non ho bisogno di accompagnatori, non ci saranno problemi». E poi aggiunge con una vena polemica: «Certo, forse era meglio farlo prima ai cassieri dei supermercati piuttosto che agli avvocati».
Non solo insegnanti e professori. Ad attendere sotto il sole di viale Paoli, proprio davanti alle inferriate da cui di solito si accede ai concerti e agli eventi sportivi, ci sono anche molti avvocati. Come ad esempio Simona, avvocato penale al Foro di Firenze: «Ebbene sì, devo ammettere che ho avuto qualche perplessità nei giorni scorsi dopo le notizie apparse sulle morti sospette, avrei preferito vaccinarmi con Pfizer oppure con Moderna, ma questo ci tocca e dobbiamo accettarlo, sarebbe assurdo rifiutarlo: il rischio di non farlo è superiore al rischio di farlo». E poi un’altra insegnante: «Anch’io ho avuto paura, ma quando sono venuta a sapere che il lotto sospetto era stato ritirato, non ho più avuto alcun dubbio».
Fuori dal Mandela ci sono tanti accompagnatori, come la madre di Letizia, una giovane che fa servizio civile in un asilo nido: «Sono preoccupata per mia figlia — dice la madre — ma lei era serena e alla fine è questo quello che conta».
Francesca è un’operatrice in un asilo nido e sta uscendo dal Mandela: «Dopo l’iniezione ci hanno fatto aspettare un quarto d’ora seduti per precauzione, credo che questo vaccino sia una benedizione, e non farlo sarebbe da irresponsabili».
❞ Margherita Mentre uscivo di casa ci ho ripensato e sono tornata indietro. Poi mi sono fatta coraggio