C’è Letta, i Democratici mettono a tacere la crisi (ma è solo un rinvio)
L’ex premier congela le fratture. Bruzzesi: candidato a Siena? Si stravince
Bene Letta, bravo Letta. «Con lui si stravince» dice Bruzzesi sull’idea di candidarlo a Siena. L’ex nemico di Renzi incassa sì e mette a tacere la crisi nel Pd toscano. Ma la resa dei conti è solo rinviata.
Letta, il pacificatore. Letta, il «riformatore». Letta, il toscano tramite cui avere una presenza «col» governo, visto che «nel» governo neanche un posto è toccato alla nostra regione. Il Pd toscano si sveglia, si risveglia così con il sì di Enrico Letta alla richiesta di guidare il partito dopo le dimissioni di Nicola Zingaretti. E l’effetto — apparente — è quello di mettere sotto il tappeto la polvere, bollente, dello scontro che ha portato la segretaria regionale Simona Bonafè a defenestrare lo zingarettiano Valerio Fabiani come vice. Non solo: la pietra dello scandalo era la possibile candidatura dell’ex premier Giuseppe Conte nelle elezioni suppletive nel collegio uninominale di Siena, spinta da Fabiani, frenata da Bonafè (e dal partito locale). Ecco, i rumors che a Siena si potrebbe candidare Letta fanno saltare (rinviare?) pure questo problema.
«Con Letta a Siena si stravince», si lancia nell’ottimismo Stefano Bruzzesi, zingarettiano di rito gentiloniano e grande «diplomatico» nello scontro interno al Pd toscano. «Ovviamente il seggio per Letta è più che ok: Letta è toscano, è autorevolissimo» taglia corto la ex zingarettiana ora in Base riformista, Rosa Maria Di Giorgi. Non solo: per la deputata Pd non ci sono mal di pancia, «sono tutti contenti, so che Zingaretti ha chiamato Letta, sono fiduciosa che Letta rappresenti la sintesi che auspichiamo in questa fase complicata».
Il punto è che quando si ricorda che magari Letta potrebbe essere indigesto per gli ex renziani che magari ora stanno meno sereni (mentre l’ex segretario ora leader di Italia Viva non commenta l’arrivo di Letta), la risposta è sempre: «Sono categorie superate». Non parla l’ex big renziano, ora Base riformista, capogruppo in Senato Andrea Marcucci: a La Stampa ha fatto sapere che gli attriti con Letta in Toscana (era nella Margherita) sono spariti. Ancora: «Siamo stati epicentro della guerra? Saremo epicentro della pace» (copyright Bruzzesi). E pure Luca Lotti, sul Messaggero, spiana la strada a Letta ma poi avverte: prima «l’autonomia del Pd», poi il rapporto col M5S. Quasi anticipandolo, Fabiani su La Nazione ha ribadito che le prospettive sono altre: il governo Draghi è solo «di necessità o qualcuno pensa di sostituire l’alleanza con 5 stelle e sinistra con quella con Forza Italia e Lega? Se è così lo dicano».
Altro che pace. E con Letta (ulivista nativo) il rischio che l’idea dell’alleanza M5S-PdLeu si raffreddi c’è tutto, anche se gli zingarettiani si aspettano che Letta vada avanti con la piattaforma dell’ex segretario e porti il Pd ad un congresso a temi. Ma c’è pure un non detto, opposto: fino alle dimissioni di Zingaretti, e anche poco dopo, c’era un bel pezzo del Pd «riformista» (ex renziano) pronto a sostenere il presidente emiliano Stefano Bonaccini alla guida del Pd. E quindi tanti di loro sono costretti ora a frenare e dire controvoglia: W Letta.
Chi invece è contento è Eugenio Giani: ex renziano, ma «base gianiana», autonomo, il presidente è felice: «Darà un volto riformista al Pd. E è un riferimento importante per la Toscana nel rapporto col governo, anche in vista del Recovery». E sulla sua candidatura a Siena? «C’è tempo». Quello che servirà per capire se le fratture toscane si comporranno grazie al «pacificatore» Letta. Che aveva detto: «Voglio la verità, non l’unanimità». Frase che è piaciuta molto alla zingarettiana Alessandra Nardini. Ma al momento, Letta pare avere solo la seconda, almeno in Toscana.
Di Giorgi (Base riformista) È autorevolissimo, è toscano. Bene se lo candideremo alle suppletive, è la sintesi che ci serve
Fabiani (area zingarettiana) Ma ora discutiamo: qualcuno pensa di sostituire l’alleanza Pd, Cinque stelle e sinistra con Lega e Forza Italia?