Ciatti, la Spagna nega l’estradizione
Il ceceno accusato di omicidio non sarà processato in Italia, e rischia di tornare libero
Rassoul Bissoultanov, il ceceno che secondo la ricostruzione sferrò il calcio mortale a Niccolò Ciatti, non sarà processato in Italia perché Madrid ha respinto l’estradizione. «Ce lo aspettavamo, ma ci fa ripiombare nella tristezza più cupa» dice il padre di Niccolò, Luigi. Bissoultanov, 29 anni, è sì in carcere ma i termini scadono il prossimo agosto. Se nei prossimi mesi non ci sarà una sentenza potrebbe tornare libero.
Rassoul Bissoultanov, uno dei ceceni che uccisero Niccolò Ciatti nella discoteca di Lloret de Mar, non sarà giudicato in Italia ma in Spagna, perché Madrid ha respinto l’estradizione chiesta dalla Procura di Roma. Bissoultanov, 29 anni, è nel carcere catalano, ma i termini scadono il prossimo agosto. Se nei prossimi mesi non ci sarà una sentenza, il lottatore ceceno — indicato come colui che sferrò il calcio in faccia che fece volare a terra Niccolò, morto poi in ospedale — potrà tornare libero.
Era il 12 agosto 2017 quando il ventiduenne di Scandicci, in vacanza con gli amici a Lloret de Mar, fu pestato a morte nella discoteca Saint Trop. Tre giovani ceceni, Movsar Magomadov, Khabibul Kabatov e
Rassoul Bissoultanov furono arrestati in Spagna poco dopo la morte di Niccolò. Nel luglio 2019 il giudice del tribunale di Blanes però ha archiviato le accuse nei confronti dei primi due, rinviando a giudizio solo Bissoultanov. Anche la Procura di Roma aveva aperto un’inchiesta, accusando di omicidio Bissoultanov, già detenuto in Spagna, e chiedendone l’estradizione per processarlo in Italia. Anche Magomadov è finito sotto accusa dalla Procura di Roma, rintracciato dai carabinieri del Ros e arrestato la sera del 4 febbraio scorso a Strasburgo, ora è in un cella in Francia che ancora non si è espressa sull’estradizione.
«Sapevamo che la Spagna non avrebbe mai estradato Bissoultanov perché quello è il Paese in cui è stato commesso il fatto e dunque secondo le leggi internazionali, è lo stato in cui deve celebrarsi il processo — dice il padre di Niccolò, Luigi Ciatti — Anche se con l’ordine di cattura europeo emesso dalla Procura di Roma speravamo di avere la possibilità di portarlo in Italia e di processarlo qui con i suoi complici». Il padre ha una paura: «Il nostro timore è che se entro agosto non dovesse accadere nulla Bissoultanov potrebbe tornare libero. Sarebbe un affronto incomprensibile. Speriamo nei magistrati di Roma. Il nostro governo ha avuto rassicurazioni dalla Spagna che il processo inizierà tra aprile e maggio». Il no all’estradizione, continua Luigi Ciatti, «ci fa ripiombare in quella tristezza cupa e profonda che non ci ha mai abbandonato. Sono 3 anni e mezzo che chiediamo giustizia per Niccolò e per noi. I giudici spagnoli ci diano delle risposte e facciano riposare in pace mio figlio».