Concorsi, il ruolo di Dei: regista o mediatore?
Dalle telefonate emerge soprattutto l’impegno a mantenere in equilibrio l’Ateneo
Nell’indagine sui concorsi il rettore di Firenze Luigi Dei viene descritto come «l’ideatore dei progetti criminosi» che «abusa più volte della sua funzione e dei suoi poteri», con «un’inclinazione a delinquere». Quello che emerge dall’enorme mole di conversazioni intercettate è che l’impegno più grande del rettore è soprattutto quello di mantenere i delicatissimi equilibri interni dell’Ateneo.
Parla con tutti, discute, organizza, dà consigli e consola. Il rettore Luigi Dei, più che un grande manovratore — così come emerge dalle carte dell’inchiesta sui concorsi pilotati — sembra essere il mediatore che cerca di mettere tutti d’accordo per evitare complicazioni. Nell’indagine il rettore viene descritto come «l’ideatore dei progetti criminosi» che «abusa più volte della sua funzione e dei suoi poteri», con «un’inclinazione a delinquere e a portare avanti condotte in spregio di legalità, trasparenza e correttezza». Quello che emerge dall’enorme mole di conversazioni captate con il trojan è che l’impegno più grande del rettore è soprattutto quello di mantenere i delicatissimi equilibri interni dell’Ateneo. Così, per accontentare tutti, si ritrova a contare cattedre ma anche deleghe come un giocatore di Risiko. «Due passano a te, Vittoria aveva cinque deleghe. Queste due deleghe si spostano dal prorettore a un delegato che quindi entra nella squadra di governo, tutti molto contenti. Ho parlato anche con Anna, a cui avrei pensato di dare la didattica. Il prorettore con delega all’innovazione didattica con quelle 3 articolazioni invece di 5».
Emblematica è la vicenda che lo vede protagonista con Sandra Furlanetto, associato di chimica analitica. La professoressa — ricostruiscono le indagini — non si aggiudica la cattedra da ordinario nel giugno 2020. Così chiede un «risarcimento» per non far ricorso al Tar contro la vittoria della professoressa Giovanna Marrazza: la carica di delegato all’orientamento e servizi agli studenti, ruolo prestigioso e remunerativo, una sorta di braccio destro del rettore.
Il giorno dopo l’aggiudicazione del concorso Dei e Furlanetto discutono di un eventuale ricorso. «Vediamo come si può gestire questa faccenda — dice Dei — Il Tar ti dice riunisci di nuovo la commissione, analizza quello, è successo che ha fatto rivincere lo stesso, perché figurati se una commissione... è una vittoria di Pirro secondo me». Furlanetto risponde: «Quella deve imparare a stare al suo posto, non è che deve scalpitare per arrivare lei. Io sono dal ’97, Giovanna anche da prima, siamo gente che ha lavorato per l’università per tanto tempo». Dei: «Verrà il suo momento, se verrà e se non viene pazienza. Probabilmente con un’altra commissione avresti vinto te al primo giro». Furlanetto si sfoga: «Quello che dicevo io non ci mettiamo uno contro l’altro non serve, si vive solo male. Te l’ho detto per me i tamponi sono stati una cosa bella, fare l’orientamento è una cosa bella, cioè pensare di non avere tutte le porte chiuse. Ragionare su come evitare di fare danni qui dentro e io di non farmeli a me stessa. Perché alla fine io do tutto, io mi spendo. Così c’è chi arraffa uno, quello va dall’altro, l’altra si vende a quelli, un troiaio, io non sono così». «È un casino, una bolgia», conferma Dei. E lei: «Un massacro, quanti anni sono passati da quell’altro, tre anni, l’ultimo concorso un anno l’hanno fatto durare, io le cose per te continuo a farle volentieri, cerchiamo che non sia una boccata dietro l’altra perché poi mi tiro su male, nel senso che non ho 20 anni». Per consolare la prof Furlanetto Dei chiama un ordinario di chimica farmaceutica e gli chiede di aiutarla: «Viene da te e mettete su qualcosa, la coinvolgi in qualche progetto importante». Poi arriva la delega ai servizi agli studenti. «L’incarico — dirà Dei in un’altra intercettazione — me l’ha chiesto lei, mi disse io non faccio ricorso, non voglio dire che è un ricatto, però vorrei da te un riconoscimento».
❞ L’incarico me lo ha chiesto lei, mi disse: io non faccio ricorso, però vorrei da te...