Corriere Fiorentino

L’ECCENTRICA ORIGINE DEL «DISCESONE» NATO SOPRA UN CASTELLO

- di Vanni Santoni

Via dei Gondi, il «discesone» sul cui lato si assommano le varie aggiunte fatte nei secoli a Palazzo Vecchio: chi ci passa può sorprender­si per un simile dislivello, inusuale in quest’area di Firenze, per lo più piana. Mi chiede infatti un lettore se non c’entri l’eccentrici­tà «da stranieri» dei Gondi, proprietar­i del palazzo omonimo sul lato opposto a quello della sede comunale.

Il riferiment­o, da cultore di storia fiorentina, è evidenteme­nte alla fortuna che questi banchieri, già potenti in città nel Duecento (e prima insediati nell’area di Santa Maria degli Ughi, l’attuale Piazza Strozzi) trovarono all’estero. Ghibellini, furono più volte banditi dalla città, cosa che non gli impedì di coprire rilevanti cariche pubbliche, con priori, ambasciato­ri, condottier­i e alti prelati a segnare tutto il nostro Trecento. Vedendoli osteggiati in patria, altri cercarono di portare a sé il loro acume politico-economico e la loro influenza: se Giuliano Gondi il Vecchio, richiesto dal re di Napoli, disse che chi si pensava libero cittadino non poteva servire un principe forestiero, Guidobaldo detto Antonio finì per accogliere l’invito di Caterina dei Medici, divenuta regina di Francia. Alla corte d’Oltralpe i Gondi divennero potentissi­mi, con ministri, cardinali e generali, e Carlo Gondi aggiunse ai suoi titoli quello di marquis de La Tour.

Da lì la famiglia si divise in due rami, uno dei quali prosperò per mezzo millennio, finché, all’epoca di Firenze capitale, Eugenio Gondi si accordò col sindaco Ubaldino Peruzzi per buttar giù un po’ di edifici addossati al palazzo (in una di quelle case aveva vissuto Leonardo Da Vinci, ricordato oggi da una lapide) e allargare la via, operazione che fu condotta dal solito Poggi.

C’entrano pertanto sì i Gondi nell’aspetto attuale della strada, ma non nella sua pendenza: lo si può desumere dal fatto che all’epoca la via era nota come via del Montecomun­e, via delle Prestanze — vi aveva sede il banco dei pegni — o anche sdrucciolo della Dogana, cosa che ne segnala inequivoca­bilmente la pendenza anche prima dei lavori ottocentes­chi; la ragione è da ritrovarsi in un’epoca ancor più antica di quella gondiana: la strada, infatti, è in pendenza perché non sorge sulla nuda terra, ma sui resti del castello longobardo detto il Guardingo, che a sua volta era stato edificato su quelli, inevitabil­mente scoscesi — era né più né meno una scalinata — del teatro romano.

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