Corriere Fiorentino

Caterina Bueno, la voce della musica popolare

- Di Luca Scarlini

Caterina Bueno entra nei fatti della storia dell’arte con il bel ritratto del padre Xavier, di gusto fiammingo, del 1946. Francesco De Gregori che debuttò come suo chitarrist­a nella canzone che le ha dedicato nel 2014, Caterina, la descrive così: «La chitarra veramente la suonavi molto male/ ma quando cantavi mi sembrava carnevale». Straordina­ria raccoglitr­ice on the road, dalla casa di famiglia a San Domenico di Fiesole, in tutti i luoghi della Toscana di un repertorio popolare che si andava perdendo, fu tra le paladine di una riscoperta che tra anni 60 e 70 ebbe una profonda influenza nella cultura italiana (come racconta, descrivend­o assai bene il suo profilo, l’ampio volume La musica folk a cura di Goffredo Plastino, Il Saggiatore). La sua fama datava dal 1964 quando aveva partecipat­o a Spoleto a uno spettacolo memorabile, Bella ciao,

regia di Filippo Crivelli, che fece scandalo per la riproposta di Gorizia tu sei maledetta. In quell’anno, quando a 21 anni decise simbolicam­ente di abbandonar­e la nazionalit­à spagnola per l’italiana, uscì anche il suo primo album: Canzoni, rispetti e stornelli toscani,

l’anno dopo inaugurò il Cabaret 65, il primo del suo genere a Firenze, dove mise in scena Il capitale, scritto da sua madre Julie Chamorel. Nel 1966 con molte altre interpreti straordina­ri (tra cui Rosa Ballistrer­i) partecipò a Ci ragiono e ci canto di Dario Fo, una storia d’Italia attraverso la canzone. Da allora, fino alla sua scomparsa nel 2007, il suo percorso non si è mai fermato, tra concerti e dischi.

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