Met, ritrovati i nastri con le registrazioni di Fitzgerald e Charles
Prato Sono state recuperate le bobine registrate di nascosto dei concerti dei miti Ella Fitzgerald, Duke Ellington, Ray Charles. Erano in un vecchio scaffale, presto si potranno ascoltare
Inastri erano in un vecchio scaffale. Tutto il materiale rinvenuto al Metastasio ora viene scrupolosamente investigato e catalogato negli uffici del teatro Magnolfi: un tesoro che racconta la dinamicità del teatro fuori dalle costrizioni di questo tempo immobile. Le bobine registrate di nascosto delle esibizioni pratesi di Duke Ellington, Ella Fitzgerald, Ray Charles e molti altri mostri della musica sono state digitalizzate e presto saranno fruibili a tutti assieme alle foto, i contratti e i manifesti di quell’incredibile stagione che va dal 1964 alla metà degli anni Settanta.
Ci sono molti modi di raccontare le storie del passato. Il più avvincente, certamente il più raro, è avere la possibilità di rivivere. Il progetto di ricerca della mappatura di enti culturali promosso sei anni fa dalla Regione Toscana ha portato a ritrovamenti inattesi nell’ente culturale più blasonato della città. Che ha investito risorse proprie per approfondire e completare i lavori. Una scatola di cartone impolverata nell’angolo di uno scaffale conteneva ben 130 bobine. I nomi che appaiono vergati con la macchina da scrivere sul retro delle scatole sono accompagnati da date e orario del concerto. E non lasciano spazio a dubbi sull’unicità del tesoro: «16 maggio 1970, ore 21.30, Recital di Miriam Makeba»; «17 settembre 1970, ore 21.30, Il signor G. con Giorgio Gaber». Sono le registrazioni effettuate probabilmente di nascosto da qualche tecnico all’epoca. «In alcuni casi — spiega il presidente della Fondazione Metastasio Massimo Bressan — si capisce bene che non c’è una regia, si sente che il volume è regolato a mano da qualche parte nel teatro. Probabilmente
qualche amico dell’autore di questa grande stagione del teatro, il direttore Montalvo Casini». Quest’ultimo, morto nel 1994, è stato il genius loci del teatro alla fine degli anni Sessanta, quando l’edificio era appena stato restaurato. Altri tempi, quelli in cui un dipendente comunale come lui — il teatro all’epoca era comunale — poteva confrontarsi con la propria passione, il jazz, chiamando sul palcoscenico le migliori star mondiali. Il caso vuole che anche il presidente attuale sia un grande conoscitore e studioso di quella musica: «Presto caricheremo sul sito le bobine digitalizzate con vari documenti, compresi gli strani contratti volanti firmati con le star su tovagliette e cartoni di hotel Parigi», spiega Bressan, che ha in animo di realizzare anche una raccolta dedicata dei concerti.
«Il lavoro è cominciato con la mappatura dei teatri», racconta il responsabile dell’unità di comunicazione e promozione del Met, Francesco Marini. Dall’inizio lui ha seguito la scoperta di tutto questo materiale inedito: «Siamo riusciti a digitalizzare anche centinaia di foto e 1.500 tra manifesti e locandine storiche: molte — racconta Marini — le abbiamo trovate arrotolate in un sottotetto del loggione».
La gran parte delle bobine sono state già convertite per merito di un laboratorio della Scuola Normale Superiore di Pisa. La qualità era «incredibilmente buona» e lo stesso tecnico audio che se ne è occupato — Gianfranco Scuotri — ha testimoniato che «non sono stati necessari particolari interventi» per tornare al sound originale. Purtroppo però quel laboratorio ha chiuso un paio di anni fa e ora il teatro è in cerca di un nuovo studio specializzato — «magari in Toscana» — per fare la stessa operazione con il resto del materiale dei concerti registrati.
I lavori sul materiale da digitalizzare vanno avanti quotidianamente. Michela Petricone se ne occupa personalmente. Dalla sua mascherina spuntano fuori gli occhi della cercatrice di gioielli e la soddisfazione per questa importante operazione. «È un’operazione emozionante e allo stesso tempo stimolante, mi trovo spesso di fronte a ritrovanti unici, ogni giorno è una vera scoperta», racconta. La sua scrivania è coperta dai cimeli della ricerca: le foto degli artisti più importanti del Novecento, i faldoni con le locandine e gli scambi epistolari per corteggiare i musicisti, i contratti e una copia ben in vista del volume Storia del Teatro Metastasio, con cui confrontarsi periodicamente per cercare riscontri ai reperti.
Le foto del foyer di quegli anni mostrano anche i volti e gli stili dell’epoca, assieme alle abitudini: una società in crescita con un pubblico di giovani che comprendeva a quale privilegio andava incontro. Ci sono le immagini del 1967, quando la stagione fu battezzata da Duke Ellington, o quelle scattate due anni più tardi, quando le assi dello stesso palco fecero vibrare l’esibizione di Ella Fitzgerald (la più partecipata in assoluto). Lo stesso anno — 1969 — Ray Charles fece partire il suo piano intonando Hit the road Jack!, facendo andare in estasi il pubblico su note che avrebbero fatto la storia della musica e della cultura mondiale. Presto si potrà tornare ad ascoltare quei suoni e a vedere le immagini di quella serata, assieme a tutte le altre del tesoro nascosto del Met.