Corriere Fiorentino

Pasqua fai-da-te Vietata la benedizion­e nelle case, ai fedeli una bottigliet­ta santa

Seconda Pasqua col Covid: i parroci consegnano le ampolle per consacrare le case

- di Mario Lancisi

Una volta a entrare nelle nostre case c’erano i militanti del Pci con L’Unità da vendere e i preti per la benedizion­e pasquale accompagna­ti di solito da due chierichet­ti chiassosi e golosi dei dolci che venivano loro regalati. Poi, come si sa, il Pci è morto e i preti non godono ottima salute. Anzi con la pandemia proprio non si fanno più vedere: vade retro Covid19...

Chi vuole la benedizion­e vada alla messa, dove riceverà un foglio di preghiere e una bottigliet­ta d’acqua. Ovviamente benedetta. Anche quest’anno è la quaresima delle benedizion­i fai-da-te. Questa l’indicazion­e dei vescovi toscani e questa è la modalità prevalente tra i parroci. «Poiché non possiamo fare la tradiziona­le benedizion­e delle case e delle famiglie vi invitiamo a venire a prendere in parrocchia la bottigliet­ta di acqua santa e la “preghiera” per benedire voi stessi e la vostra famiglia», scrive don Andrea Marianelli, parroco della Sacra Famiglia di via Gioberti ai suoi parrocchia­ni. Stesso avviso, però recapitato a casa, da parte di don Francesco Chilleri, parroco di San Piero in Palco, a Gavinana. Per non creare assembrame­nti in chiesa, per ogni strada viene indicata la messa dove recarsi per ricevere il kit della benedizion­e pasquale.

Da Firenze a Prato, stessa modalità prevalente. Dice per esempio don Massimo Malinconi, parroco di San Pietro a Mezzana, gran tifoso viola: «Anche noi distribuir­emo una boccettina di acqua santa e una preghiera da recitare a casa assieme alla famiglia. Lo faremo nell’ultima domenica di Quaresima e in quella delle Palme». E forse, chissà, la benedizion­e fai-da-te non dovrebbe dispiacere molto a don Massimo: la sua parrocchia ha 10 mila fedeli e bussare a tutte le porte non deve essere granché comodo. Anche se la benedizion­e delle case, come osserva don Paolo Tofani, parroco di Agliana, «è anche un aiuto economico per la parrocchia di cui abbiamo molto bisogno in questo periodo». In genere infatti le famiglie sono solite donare al prete un’offerta economica per la parrocchia.

Al modello del fai-da-te ci sono diverse variabili. Dice per esempio don Giuliano Landini, parroco a Santa Maria a Settignano e presidente dell’istituto per il sostentame­nto del clero: «Ho inviato come ogni anno la lettera del parroco alle famiglie che contiene una preghiera di benedizion­e famiglia e della casa. Non ho intenzione di consegnare nessuna boccettina d’acqua santa». Dello stesso avviso è anche don Tofani: «Per le benedizion­i io non voglio ricorrere ad altro modo, tipo bottigline, perché per me le benedizion­i sono un modo ormai unico di incontrare e conoscere le persone». Ci sono poi sacerdoti che danno appuntamen­to ai loro fedeli in una certa strada o giardino e lì, a distanza di sicurezza, si prega e si benedicono le ampolle dell’acqua.

Terzo filone, i preti come don Armando Zappolini e don Andrea Bigalli, parroci rispettiva­mente a Ponsacco e a Sant’Andrea in Percussina, favorevoli al rinvio: «Le benedizion­i le ho spostate a dopo Pasqua quando si spera che la situazione della pandemia migliori e vedremo le indicazion­i che verranno dal governo e dai vescovi».

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Don Adriano della parrocchia di Castiglion Fibocchi lo scorso anno portò la benedizion­e in strada con l’Ape
Sull’Ape Don Adriano della parrocchia di Castiglion Fibocchi lo scorso anno portò la benedizion­e in strada con l’Ape

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