Corriere Fiorentino

«Un artigiano su tre è a rischio chiusura»

Le imprese artigiane hanno perso in media un terzo del fatturato Nei locali pubblici la crisi ha cancellato il 27,6% dei posti di lavoro

- Silvia Ognibene

Un’azienda artigiana su 3 rischia di chiudere per la pandemia, mentre nel terziario c’è un boom di giovani che hanno perso il lavoro.

In Toscana un’impresa artigiana su tre rischia la chiusura, secondo Confartigi­anato. «La crisi provocata dalla pandemia ha già messo a rischio il 32% degli artigiani e delle piccole aziende» spiega il vicepresid­ente vicario di Confartigi­anato Imprese Toscana Giovanni Lamioni, dopo le recenti misure decise dal Governo per affrontare l’emergenza sanitaria Covid. Un quadro che rischia di peggiorare. «A questa già drammatica situazione — aggiunge Lamioni — si aggiunge il passaggio delle province di Arezzo, Pistoia e Prato in zona rossa che renderà ancora più difficile la vita delle nostre imprese soprattutt­o in territori dove storicamen­te è più alta la concentraz­ione di aziende artigiane». Dai primi dati di chiusura dell’esercizio 2020 emerge che il fatturato delle imprese artigiane toscane del 2020 sarà circa il 30% in meno rispetto al 2019, con punte del 40% nella filiera pelle e nel settore dei trasporti. «Dopo aver investito per adeguarsi ai protocolli anticontag­io — prosegue Lamioni — e sostenuto ingenti costi per adeguare le proprie strutture ai mercati, le aziende si trovano ad affrontare ulteriori chiusure che inciderann­o pesantemen­te sui loro bilanci. A questo clima di incertezza si somma il ritardo nel varo del Decreto ristori, le cui risorse sono ancora in fase di determinaz­ione, e i ritardi da parte dello Stato nel trasferime­nto dei fondi per la cassa integrazio­ne».

Non va meglio nel terziario toscano dove, secondo la presidente di Confcommer­cio Toscana Anna Lapini, nei prossimi sei mesi rischiano di sparire 10 mila imprese e un dipendente su cinque perderà il posto. Motivo per cui l’associazio­ne di categoria, che rappresent­a oltre 50 mila imprese e profession­isti del terziario, da oggi riunirà il proprio consiglio regionale in via permanente «per decidere di giorno in giorno all’unanimità e con la massima tempestivi­tà, le azioni da intraprend­ere a sostegno del comparto, provato dalle difficoltà scaturite dalla crisi pandemica e dalle inefficien­ze nella sua gestione». Per ora a pagare il prezzo più alto — con la perdita del lavoro — sono stati i giovani occupati nel mondo della ristorazio­ne e del divertimen­to: secondo la FipeConfco­mmercio che ha elaborato i dati Inps sui livelli occupazion­ali del 2020, hanno perso 243 mila occupati rispetto al 2019, quando sfioravano il milione. A sparire sono stati cuochi, camerieri, barman e tra questi anche poco meno di 20 mila apprendist­i. Proprio i giovani pagano il conto più salato di questa crisi: 7 su 10 di coloro che hanno perso il lavoro hanno meno di 40 anni. La Toscana detiene insieme al Lazio il primato negativo con un calo di occupati del 27,6%.

❞ Lamioni (Confartigi­anato) A questo clima di incertezza si sommano i ritardi nel varo del Decreto ristori e nei fondi per la cassa integrazio­ne

❞ Lapini (Confcommer­cio) Da oggi saremo in mobilitazi­one permanente Decideremo di giorno in giorno le azioni a sostegno del settore

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