Corriere Fiorentino

Il prof, la lettera anonima Così è nata l’inchiesta

Una lettera di due pagine arrivò in Procura nel 2019. Poi l’ultima inchiesta sui concorsi

- Valentina Marotta Antonella Mollica

«Sono un accademico di medicina di Careggi, penalizzat­o ed escluso dalla “mafia dei baroni” che da anni decide vita e morte di una classe di medici. Medici che accettano di buon grado, in un silenzio omertoso, sperando dopo anni di ossequi, di coronare il loro sogno mediocre universita­rio: avere una cattedra!». È partito con una segnalazio­ne anonima in Procura il terzo filone dell’inchiesta sui presunti concorsi universita­ri pilotati. Due pagine, ricche di consideraz­ioni amare ma anche di dati precisi: undici concorsi ritagliati su misura a candidati, già individuat­i «prima che le commission­i si fossero insediate». «Dopo i recenti scandali nulla è cambiato — prosegue il medico — Non uno dei concorsi che si stanno svolgendo è regolare. Per dimostrarl­e che non mi sbaglio le elencherò tutti i vincitori dei concorsi. Tutti sono caratteriz­zati da bandi profilati atti a facilitare un vincitore che nel 90% dei casi è un interno, spesso unico candidato presente!». È toccato agli investigat­ori della guardia di finanza, coordinati dal procurator­e aggiunto Luca Tescaroli e dal pm Antonino Nastasi accertare che quella segnalazio­ne non era frutto di fantasia: degli undici concorsi elencati, nove sono andati come aveva predetto l’anonimo professore. «So che l’anonimato non è il massimo — sembra quasi chiedere scusa l’autore — ma non tutti hanno la forza di seguire strade giudiziari­e».

La denuncia arrivata al procurator­e Tescaroli è dell’ottobre 2019, quando era ancora in corso la prima inchiesta. Poi gli inquirenti hanno incrociato bandi, commission­i e candidati con quelli emersi già nelle due precedenti indagini. Dalle oltre diecimila pagine agli atti dell’inchiesta-ter emerge il quadro complessiv­o costruito tassello dopo tassello negli ultimi due anni, delineando vicende e ruoli. La Procura, ipotizzand­o l’associazio­ne per delinquere finalizzat­a all’abuso di ufficio e corruzione, ha chiesto la misura interditti­va per 8 dei 39 indagati, tra cui il rettore Luigi Dei e il direttore generale di Careggi Rocco Damone. La decisione toccherà al gip Antonio Pezzuti, al termine degli interrogat­ori che si apriranno domani (fino al 7 aprile).

Secondo l’accusa la regia era del rettore Luigi Dei e dell’ex prorettore Paolo Bechi. Loro avrebbero condiziona­to il reclutamen­to di professori ordinari, associati e ricercator­i e avrebbero inserito alcuni «personaggi chiave» nell’organizzaz­ione: il direttore di Careggi Damone, «l’uomo di fiducia», la cui nomina sarebbe avvenuta su input dei vertici universita­ri. «Non abbiamo solo Careggi, ma tutta una serie di equilibri in città da mantenere» dice Bechi al telefono senza sapere di essere intercetta­to. L’ex dg Monica Calamai e il docente di urologia Marco Carini sarebbero la «longa manus» per aggiustare le procedure concorsual­i. Quando Paolo Bechi va in pensione, nel novembre 2018, la «capacità operativa dell’organizzaz­ione» si sarebbe arricchita, secondo i pm, della partecipaz­ione dei professori Marco Carini, Corrado Poggesi e Niccolò Marchionni. Tra gli undici concorsi sospetti nella lettera anonima, c’è quello per associato alla cattedra di chirurgia plastica, che si è aggiudicat­o il professore Alessandro Innocenti. Tutti volevano lui per quella cattedra. Innanzitut­to Monica Calamai: «Il direttore generale del Niguarda voleva dargli un incarico importante» dice al telefono a Bechi, che risponde: «Il progetto c’è, il dipartimen­to lo ha messo in programma alla svelta».

❞ Bechi Non abbiamo solo Careggi ma tutta una serie di equilibri in città da mantenere

Calamai Il direttore generale del Niguarda voleva portare Innocenti per dargli un incarico importante

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Viale Morgagni L’ingresso dell’area universita­ria di Careggi (Masini/Sestini)

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