Il prof, la lettera anonima Così è nata l’inchiesta
Una lettera di due pagine arrivò in Procura nel 2019. Poi l’ultima inchiesta sui concorsi
«Sono un accademico di medicina di Careggi, penalizzato ed escluso dalla “mafia dei baroni” che da anni decide vita e morte di una classe di medici. Medici che accettano di buon grado, in un silenzio omertoso, sperando dopo anni di ossequi, di coronare il loro sogno mediocre universitario: avere una cattedra!». È partito con una segnalazione anonima in Procura il terzo filone dell’inchiesta sui presunti concorsi universitari pilotati. Due pagine, ricche di considerazioni amare ma anche di dati precisi: undici concorsi ritagliati su misura a candidati, già individuati «prima che le commissioni si fossero insediate». «Dopo i recenti scandali nulla è cambiato — prosegue il medico — Non uno dei concorsi che si stanno svolgendo è regolare. Per dimostrarle che non mi sbaglio le elencherò tutti i vincitori dei concorsi. Tutti sono caratterizzati da bandi profilati atti a facilitare un vincitore che nel 90% dei casi è un interno, spesso unico candidato presente!». È toccato agli investigatori della guardia di finanza, coordinati dal procuratore aggiunto Luca Tescaroli e dal pm Antonino Nastasi accertare che quella segnalazione non era frutto di fantasia: degli undici concorsi elencati, nove sono andati come aveva predetto l’anonimo professore. «So che l’anonimato non è il massimo — sembra quasi chiedere scusa l’autore — ma non tutti hanno la forza di seguire strade giudiziarie».
La denuncia arrivata al procuratore Tescaroli è dell’ottobre 2019, quando era ancora in corso la prima inchiesta. Poi gli inquirenti hanno incrociato bandi, commissioni e candidati con quelli emersi già nelle due precedenti indagini. Dalle oltre diecimila pagine agli atti dell’inchiesta-ter emerge il quadro complessivo costruito tassello dopo tassello negli ultimi due anni, delineando vicende e ruoli. La Procura, ipotizzando l’associazione per delinquere finalizzata all’abuso di ufficio e corruzione, ha chiesto la misura interdittiva per 8 dei 39 indagati, tra cui il rettore Luigi Dei e il direttore generale di Careggi Rocco Damone. La decisione toccherà al gip Antonio Pezzuti, al termine degli interrogatori che si apriranno domani (fino al 7 aprile).
Secondo l’accusa la regia era del rettore Luigi Dei e dell’ex prorettore Paolo Bechi. Loro avrebbero condizionato il reclutamento di professori ordinari, associati e ricercatori e avrebbero inserito alcuni «personaggi chiave» nell’organizzazione: il direttore di Careggi Damone, «l’uomo di fiducia», la cui nomina sarebbe avvenuta su input dei vertici universitari. «Non abbiamo solo Careggi, ma tutta una serie di equilibri in città da mantenere» dice Bechi al telefono senza sapere di essere intercettato. L’ex dg Monica Calamai e il docente di urologia Marco Carini sarebbero la «longa manus» per aggiustare le procedure concorsuali. Quando Paolo Bechi va in pensione, nel novembre 2018, la «capacità operativa dell’organizzazione» si sarebbe arricchita, secondo i pm, della partecipazione dei professori Marco Carini, Corrado Poggesi e Niccolò Marchionni. Tra gli undici concorsi sospetti nella lettera anonima, c’è quello per associato alla cattedra di chirurgia plastica, che si è aggiudicato il professore Alessandro Innocenti. Tutti volevano lui per quella cattedra. Innanzitutto Monica Calamai: «Il direttore generale del Niguarda voleva dargli un incarico importante» dice al telefono a Bechi, che risponde: «Il progetto c’è, il dipartimento lo ha messo in programma alla svelta».
❞ Bechi Non abbiamo solo Careggi ma tutta una serie di equilibri in città da mantenere
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Calamai Il direttore generale del Niguarda voleva portare Innocenti per dargli un incarico importante