Corriere Fiorentino

«Fermi, le iniezioni non si fanno più» E i box del Mandela si svuotano di colpo

Ore 16.45 telefonata ai medici. «Adesso le dosi avanzate sono da buttare»

- G.G.

A dare la notizia, per primi, sono stati due militari di stanza al Mandela Forum, che, letto sul telefonino della sospension­e del vaccino di AstraZenec­a da parte di Aifa, hanno provocato lo sconcerto dei sanitari presenti nell’hub. Dopo pochi minuti, alle 16.45, è arrivata per telefono la comunicazi­one ufficiale dalla Regione: «Sospendere tutto». Così, le iniezioni sono state bloccate immediatam­ente.

Al Mandela, sono rimaste solo le persone appena vaccinate, giusto il tempo di osservazio­ne per verificare eventuali reazioni avverse. I 19 box si sono svuotati, dentro sono stati accolti solo i sanitari del 118 che devono fare il richiamo con Moderna. E ai banchi dell’accettazio­ne, solo qualche utente entrato per avere comunque il certificat­o da presentare sul posto di lavoro. «Pensare che avevo tanti dubbi e mi ero convinta proprio all’ultimo», commenta una signora, fermata quando era già dentro l’hub. Tra i sanitari c’è tensione, si forma un capannello per decidere come gestire l’afflusso di persone ignare, fuori al cancello.

Una dottoressa si sfoga: «È una follia. Dovremmo vietare di viaggiare in macchina perché si muore d’incidente stradale?».

Un medico rivela che, a differenza di venerdì scorso, quando c’era stato il 12% di disdette, «stamani (ieri mattina, ndr) si erano presentati proprio tutti, la paura sembrava passato». E aggiunge: «Le dosi di giornata? Quelle avanzate dovranno essere tutte gettate, perché una volta che le fiale vengono aperte resistono poche ore». Al cancello, fuori, c’è la calca. Il personale della Protezione Civile fa da filtro, spiega che arriverà un sms quando la macchina ripartirà, le reazioni sono di delusione, ma composte.

Il più amareggiat­o è Marco, un giovane assegnista di ricerca della Scuola Normale di Pisa: «Vivo a Brescia, 600 chilometri di strada per niente: ho mancato la vaccinazio­ne per un quarto d’ora». «Se hanno deciso così ci sarà un motivo — spiega una signora — Se devo tornare non è un problema, quello che mi preUna occupa è che mia nipote l’ha fatto poche ore fa». Amalia è un’insegnante di scuola superiore, era convintiss­ima di vaccinarsi. Ma quando, mentre si recava al Mandela, ha letto la notizia dello stop da parte di Aifa è andata nel pallone: «A quel punto non sapevo più cosa fare. Sono venuta comunque perché avevo paura di perdere la priorità. Ma quando mi hanno detto della sospension­e ho tirato un sospiro di sollievo — spiega — Vaccinarsi è una gran bella cosa, ma credo che noi abbiamo il diritto di poterlo fare senza timori, abbiamo il diritto di essere tranquilli».

Tra i tanti rimasti senza la prima dose di AstraZenec­a per un soffio anche Lucia, chimica di profession­e, che si scaglia contro la decisione di Aifa: «Sono delusa, per lavoro faccio anche componenti di vaccini, sono convinta che questo sia sicuro. L’hanno fatto in 11 milioni in Inghilterr­a e lì stanno riaprendo tutto. Statistica­mente i casi di trombosi sono molto più alti di quelli potenzialm­ente legati al vaccino».

Quelli che erano in attesa L’insegnante: «Pensare che avevo dubbi e mi ero convinta all’ultimo» Il ricercator­e: «Ho fatto 600 km ed ero a un quarto d’ora dall’iniezione»

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