Corriere Fiorentino

Tanta solidariet­à alla ragazza allontanat­a dai genitori. «Ora mi sento meno sola» Malika cacciata perché lesbica, inchiesta per violenza privata

- Viola Centi Simone Innocenti

Un contatto, un primo approccio, tra i genitori di Malika e il sindaco di Castelfior­entino Alessio Falorni. Subito dopo, un messaggio del padre alla figlia: «Non pensavo di arrivare a tutto questo. Grazie». «Ho preferito l’indifferen­za, non ho risposto», dice Malika. Quel «grazie» è l’ennesima ferita.

Ma c’è un’altra novità. I carabinier­i, intervenut­i nel momento in cui la ragazza non era potuta rientrare in casa perché i genitori avevano cambiato la serratura, mesi fa avevano inviato un rapporto in Procura. E ora il pm Giovanni Solinas indaga per violenza privata.

La vicenda della giovane ventiduenn­e, cacciata di casa perché omosessual­e, ha scosso profondame­nte la comunità di Castelfior­entino, e non solo. «I genitori per ora non cambiano idea, non accettano questa cosa — dice il sindaco — Ci vuole del tempo, forse. Intanto ho chiesto alla città il massimo riserbo sulla vicenda: in questo momento potrebbe aiutare».

Tanta la solidariet­à che è arrivata in queste ore alla giovane: «Mi sento meno sola, e tanto, tanto ben voluta — dice Malika — Mi sento un po’ una portavoce di questo movimento, come se questo dolore avesse trovato una propria utilità». Poi aggiunge: «Una cosa così ti cambia la vita. Pensi che la tua famiglia sia un porto sicuro, e invece anche i porti affondano. I miei genitori hanno detto al sindaco che i messaggi che mi hanno inviato erano un tentativo di farmi tornare a casa. Io credo che non si rendano

❞ Mi sento un po’ una portavoce: è come se questo dolore avesse trovato una propria utilità

conto, a questo punto». La fidanzata di Malika le sta costanteme­nte accanto. Anche lei qualche tempo fa, ha fatto coming out. «I suoi genitori l’hanno accettato subito, l’hanno accolta, e forse anche sulla scia di questo io ho deciso di dire tutto ai miei — riflette a voce alta Malika — Non ne potevo più di mentire, su chi ero e come ero, su dove andavo, con chi ero. Non voglio vivere di menzogne e bugie. Ero costretta a nascondere la cosa più bella di me, il mio amore».

Solidariet­à alla ragazza è arrivata da David Sassoli, presidente del Parlamento europeo; l’assessore regionale alle pari opportunit­à Alessandra Nardini ha espresso la propria vicinanza e rivendicat­o il valore del Ddl Zan, la legge sull’omotransfo­bia, e della necessità di approvarlo presto. A sostegno di Malika, e del Ddl Zan, anche il sindaco di Firenze Dario Nardella e Angela Bagni, consiglier­a della Città metropolit­ana delegata alle Pari opportunit­à. Iacopo Melio, consiglier­e regionale Pd, ha organizzat­o oggi alle 16 una diretta social proprio con Alessandro Zan, promotore della legge, e ha detto: «La tua condanna è quella di tutti noi, che ogni giorno lottiamo per una società migliore. Per questo non ci fermeremo. Forza Malika, un abbraccio a te». Paolo Gandola, consiglier­e metropolit­ano di Forza Italia, ha aperto alla legge: «Il Ddl Zan va calendariz­zato, poi ogni forza politica voterà come crede».

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