Fuoco tra i filari, come in Borgogna Inizia la conta dei danni della gelata
Male in Maremma, Montalcino divisa su due versanti, meglio nel Chianti
Non è la vendemmia, non è la grandine e non è nemmeno la prima volta, ma la gelata di quest’anno è stata pesante sui vigneti della Toscana. Cominciano a parlare i numeri. Secondo molti è ancora presto per fare una stima completa dei danni, ma i produttori già in difficoltà per la chiusura dei ristoranti in quasi tutta Europa, sono pessimisti.
A innescare la gelata sono state temperature sotto lo zero nelle notti di mercoledì e giovedì, seguite al generoso inizio di primavera quando le colonnine di mercurio avevano raggiunto e in qualche caso anche superato i 20 gradi. Agli ormoni delle viti, per partire, basta che il terreno si porti sopra i 12 gradi costanti per qualche giorno. Così le varietà precoci come il Sangiovese avevano già buttato i primi piccoli tralci. Giusto per avere una misura della gelata, a Scansano, vicino alla Costa maremmana, le stazioni meteo hanno registrato meno 7. «La nostra vigna grande colpita tutta — ha commentato Silvano Brescianini, direttore dei Poderi di Ghiaccioforte — vedremo se le gemme non ancora schiuse saranno fertili, ma nel migliore dei casi il danno sarà del 60-70%. La vigna del podere invece è ok». «Il 90% del nostro raccolto è andato, quasi tutte le nostre vigne sono bruciate dal gelo», ha aggiunto Lorenzo Zonin di Podere San Cristoforo, sempre in Maremma. Queste temperature non sono nuove agli inizi di aprile ricordano i vecchi vignaioli, ma il problema sono gli inverni più miti che anticipano la stagione vegetativa. «Il versante di Castelnuovo dell’Abate è massacrato», dice un enologo riferendosi a Montalcino, giusto di qua dall’Orcia. Nel paese del Brutato nello i produttori si sono uniti per bruciare cumuli di paglia, coprendo le vigne con uno strato di fumo come una coperta calda. Gli effetti si vedranno nei prossimi giorni.
«Non ha fatto quasi niente, solo i primi due filari in alto — spiega da Col di Lamo, Giovanna Neri — ma c’è la seconda gemma. Che Dio ci assista! Siamo una fabbrica a cielo aperto». Le vigne più in alto sono spesso favorite contro la gelata dalla cosiddetta thermal zone, l’effetto mongolfiera dell’aria calda che sale. Per lo stesso motivo sono però le prime a sbocciare e quindi in caso di temperature così rigide, le prime a danneggiarsi. Lo conferma Martino Manetti da Montevertine, Radda in Chianti. «Anche stanotte meno 4 — spiegava giovedì il produttore delle Pergole Torte — ma i danni li vedremo fra un paio di giorni». «Pochissimi — ha commen
ieri — solo sulle vigne più in alto, dove la vegetazione era più avanti. Ci è andata parecchio bene». A Lamole, spiega Jurij Fiore di Poggioscalette, «si sono bruciati i germogli delle viti di due anni, perché basse, vicino al terreno. Non avrebbero fatto uva comunque, quindi poco male». Notizie non belle da Montepulciano. «A volte la natura ti dà tanto — commenta Matteo Giustiniani, Ceo di Avignonesi — e a volte è meno clemente. Ci ricorda che nel nostro lavoro comanda lei».
Per la prima volta si sono visti i fuochi lungo i vigneti toscani, come in Borgogna. Costosi e comunque limitati ai più grandi vigneti, sono stati accesi a Tenuta di Trinoro in Val d’Orcia e a Tua Rita a Suvereto. Ora si spera che, come nel 2001, la gelata restituisca qualità alla quantità.