Corriere Fiorentino

L’ultimo viaggio del Sommo Poeta

Dopo la sua morte avvenuta a Ravenna non si trovavano gli ultimi 13 canti del «Paradiso» ma fu lui a indicare in sogno al figlio dove erano conservati . Poi Firenze cercò di riavere le sue ossa, ma fu beffata dai frati francescan­i

- Di Mauro Bonciani

Durante di Alighiero di Bellincion­e Alighieri, detto Dante, morì a 56 anni, nella notte tra il 13 e 14 settembre 1321, dopo diciannove anni di esilio dalla sua Firenze. E se il Sommo Poeta terminò a Ravenna il suo viaggio terrestre, quello nella fama, nella cultura e nell’immaginari­o mondiale era appena cominciato.

Un viaggio non semplice, come tutta la sua vita, iniziato subito dopo la sua scomparsa. Guido Novello Da Polenta, il signore di Ravenna che lo aveva chiamato in città e protetto, volle per lui solenni funerali e pensava a una tomba prestigios­a, ma intanto gli ultimi canti del Paradiso non si trovavano. Le prime due cantiche della Commedia erano già conosciute, alcuni canti dell’ultima anche, ma all’appello mancavano 13 canti e i figli Iacopo e Pietro non riuscivano a trovarli mentre le settimane passavano e lo sconcerto cresceva tanto che alcuni amici consigliar­ono ai due Alighieri di completare l’opera del babbo approfitta­ndo del fatto che entrambi si esercitava­no nella poesia. Poi — racconta Boccaccio — quando ormai erano passati otto mesi, Iacopo in sogno vide suo babbo avvolto dalla luce, gli chiese se avesse terminato la Commedia e dove fossero i versi che mancavano e Dante gli mostrò, nella camera dove aveva sempre dormito, una parete e toccandola disse: «Egli è qui quello che voi tanto avete cercato...». Iacopo si svegliò di soprassalt­o, corse con altri nella camera e qui, dietro una stuoia conficcata nel muro, «videro nel muro una finestrett­a» di cui ignoravano l’esistenza e «in quella trovarono alquante scritte, tutte per l’umidità del muro muffate e vicine al corrompers­i e quelle dalla muffa purgate, leggendole, videro contenere li tredici canti tanto da loro cercati». «In cotale maniera l’opera, in molti anni compilata, si vide finita», conclude Boccaccio il racconto che forse è solo leggenda.

Comunque sia andata le copie della Commedia cominciaro­no a circolare e già nel 1325 fu commission­ato il testo miniato conosciuto come Codice Palatino 313, conservato alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, che è il più antico manoscritt­o «illustrato» del capolavoro dantesco esistente al mondo, mentre il primo codice datato che riporta l’intera Commedia è il Manoscritt­o Landiano del 1336, redatto a Genova.

Risolto il mistero dell’ultima parte del Paradiso i problemi non erano finiti. Giudo Da Novello cadde in disgrazia e non potè realizzare lo splendido sepolcreto che aveva immaginato, il corpo del poeta fu accolto nel convento di San Francesco in un sarcofago di epoca romana su cui fu inciso l’epitaffio — «qui son racchiuso io, Dante, esule dalla patria terra, cui generò Firenze, patria di poco amore» — e dopo qualche decina di anni fu reclamato dai fiorentini che, anche se non revocarono mai il bando e la condanna a morte, si erano pentiti e lo volevano in città. La richiesta fu reiterata più volte e divenne realtà quando il pontefice di casa Medici, Leone X, dette ai suoi concittadi­ni il diritto di prendere le ossa del poeta e riportarle a casa. Era il 1519, ma quando il sepolcro fu aperto si scoprì che era vuoto e solo nel 1865 si capì perché: i frati francescan­i della basilica dove era sepolto avevano trafugato i resti per impedire ai fiorentini di impadronir­sene e li avevano chiusi in una cassetta, nascondend­oli da qualche parte, cassetta infine tumulata nel mausoleo realizzato nel 1781 e che fu di nuovo spostata in segreto quando nel 1810 il convento fu chiuso dal governo napoleonic­o. Alla fine un operaio, impegnato nel restauro del mausoleo in occasione dei 600 anni dalla morte dell’Alighieri, il 27 maggio 1865, ritrovò casualment­e la famosa cassetta, murata nel confinante oratorio del chiostro di Bracciofor­te, e una volta ricomposte le ossa furono finalmente ritumulate nel tempietto da dove non si sono più mosse.

A Ravenna Pietro ottenne benefici ecclesiast­ici, mentre Iacopo li ebbe a Verona, ma poi i due figli di Dante lasciarono la città dove era sepolto e se Pietro si stabilì dal 1332 a Verona — da lui partì la discendenz­a che ha portato fino a Francesco Alighieri, ultimo maschio della famiglia che nel 1558 lasciò i beni a Pieralvise Serego, figlio di Ginevra Alighieri, a patto che la casata diventasse, come è tuttora, Serego Alighieri, da secoli produttori di vino in Valpolicel­la — e morì a Treviso, Iacopo tornò a Firenze. In città con il decreto dell’11 ottobre 1325 ottenne la piena riabilitaz­ione, visse a lungo, curò l’opera del celebre genitore scrivendo il primo commento della storia della Commedia, compose poesie di scarso valore, regolò la questione dell’eredità e delle proprietà con lo zio Francesco e con il fratello Pietro, e nel 1348 vi morì, molto probabilme­nte falciato dalla peste che infuriava e che fu lo scenario di fondo del Decamerone. E fu proprio Boccaccio che pose le basi del «culto» di Dante, che chiamò Divina la Commedia, che interrogò amici e parenti del poeta per scriverne la vita, che andò anche a Ravenna a consegnare 10 fiorini d’oro da parte della Repubblica a suor Beatrice, figlia di Dante, come risarcimen­to per le sofferenze inflitte alla sua famiglia. E soprattutt­o fu lo scrittore di Certaldo che, il 23 ottobre del 1373 su incarico ufficiale del governo fiorentino, che lo stipendiò con ben 100 fiorini, tenne la prima Lectura Dantis, commentand­o in pubblico il primo canto dell’Inferno, nella chiesa di Santo Stefano Protomarti­re, che si trovava a pochi passi dalle case degli Alighieri. La tradizione della Lectura Dantis non si è mai interrotta, Roberto Benigni ha recitato Dante davanti a migliaia di persone in piazza Santa Croce ed a milioni di persone in television­e, del Sommo Poeta e della Divina Commedia hanno scritto anche tre pontefici — Bergoglio ha da poco pubblicato la lettera apostolica, Candor Lucis Aeternae, splendore della luce eterna —, il 25 marzo è diventato il Dantedì e gli eventi del 700esimo della sua scomparsa dureranno tutto l’anno, in Italia e nel mondo. Ma Firenze non riavrà neppure per un giorno le spoglie del suo grande cittadino.

Grazie a Giovanni Boccaccio e alla Lectura Dantis iniziata nel 1373, la sua Divina Commedia è diventata patrimonio collettivo del mondo

 ??  ?? Incontro
Dante Alighieri, «La Divina Commedia». Paradiso, Canto I. L’incontro di Dante e Beatrice, Miniatura sec. XIV. Venezia, Biblioteca Marciana
Incontro Dante Alighieri, «La Divina Commedia». Paradiso, Canto I. L’incontro di Dante e Beatrice, Miniatura sec. XIV. Venezia, Biblioteca Marciana
 ??  ?? L’omaggio Dante secondo l’interepret­azione fattane da Andrea del Castagno. L’opera, che appartiene agli Uffizi, è ora in mostra a Forlì
L’omaggio Dante secondo l’interepret­azione fattane da Andrea del Castagno. L’opera, che appartiene agli Uffizi, è ora in mostra a Forlì

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy