Le rose e l’appello di Mattarella: Moby Prince, verità
A Livorno le cerimonie per i 30 anni dalla strage. Mattarella: «Inderogabile far intera luce»
Trenta rose in mare, una per ognuno degli anni passati dalla strage della Moby Prince. A cui si sono aggiunte tutte quelle tenute in mano dai partecipanti alla cerimonia. Anche il Presidente Mattarella ha inviato a Livorno rose rosse, e un monito: «Verità inderogabile». I familiari ringraziano le istituzioni: «Non siamo più soli».
Bisogna al più presto arrivare alla verità sul disastro del Moby Prince. Il monito del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, giunge nel giorno del trentesimo anniversario del tragico incidente, in cui morirono 140 persone a bordo del traghetto appena salpato dal porto di Livorno. «Sulle responsabilità dell’incidente e sulle circostanze che l’hanno determinato è inderogabile ogni impegno diretto a far intera luce — ha dichiarato Mattarella — L’impegno che negli anni ha distinto le associazioni dei familiari rappresenta un valore civico e concorre a perseguire un bene comune».
Il ministro della Giustizia, Marta Cartabia, ha scritto alle associazioni delle famiglie delle vittime: «Il disastro del
Moby Prince resta una ferita aperta per il nostro Paese. Nuove aspettative sono riposte nell’ultima indagine aperta dalla Procura di Livorno alla luce delle conclusioni dei lavori della commissione parlamentare d’inchiesta istituita presso il Senato della Repubblica». Le associazioni hanno ringraziato il Presidente, il ministro e la Procura di Livorno per il suo lavoro: «I familiari plaudono alle parole di Mattarella, con il pensiero rivolto alle vittime». E ancora: «Siamo vicini ai magistrati, dottor Ettore Squillace Greco e dottoressa Sabrina Carmazzi, che da tre anni lavorano nel riserbo più totale. Non ci sentiamo più soli». La sottosegretaria Deborah Bergamini (Forza Italia) e la capogruppo Pd alla Camera Debora Serracchiani hanno auspicato che la nuova commissione parlamentare d’inchiesta faccia piena luce sul disastro.
Ieri a Livorno è stata una giornata intensa, densa di appuntamenti. Tutti, nei loro interventi, hanno sottolineato l’assenza (perché ricoverato) di Loris Rispoli, presidente dell’Associazione 140 alla quale il sindaco Luca Salvetti ha consegnato la Livornina d’oro, massimo riconoscimento cittadino. Nicola Rosetti, vice presidente dell’Associazione, durante la cerimonia al teatro Goldoni, ha detto di Rispoli: «È un partigiano della verità. Scriverà la parte finale di questa storia».
In Fortezza Nuova è stata deposta una corona al monumento delle vittime Koningin Juliana, poi il vescovo monsignor Giusti ha officiato la messa in cattedrale. Nel pomeriggio, in sala consiliare, il sindaco Salvetti ha sottolineato che questo «anniversario non è uguale agli altri. Non è uguale perché a distanza di 30 anni siamo ancora ad inseguire giustizia e verità, in mezzo a ricostruzioni approssimative o fantasiose che puntualmente escono nei giorni del ricordo». Dopo si è svolto un corteo fino all’Andana degli Anelli per la deposizione del cuscino di rose donato da Mattarella e della corona di alloro alla lapide che riporta i nomi delle 140 vittime della tragedia del 10 aprile 1991, letti a uno a uno nel momento più toccante della giornata. Infine il lancio in mare di 30 rose rosse, come gli anni trascorsi dal più grave incidente della marineria italiana nel Dopoguerra, a cui si sono aggiunte altre decine di fiori messi in acqua dai partecipanti alla cerimonia.