Qualità della vita e risparmio La fuga dalle grandi città non si fermerà
L’Irpet: la spinta ad andarsene via continuerà dopo la pandemia. E non più solo nei Comuni limitrofi
Voglio andare a vivere in campagna, ma solo se risparmio e c’è banda larga per poter lavorare da casa. Non è stato, e probabilmente, non sarà, un fenomeno però così da «musica leggera» quello di decidere dove vivere nel post pandemia. Uno studio dell’Irpet cerca di capire se si espanderà, attecchirà e a quali condizioni il fenomeno — già presente prima della pandemia e registrato in altre città europee dopo— di scegliere abitazioni fuori dai capoluoghi con forme di lavoro agile.
I motivi
Sono due i dati più rilevanti della ricerca: si può risparmiare, persino migliorando le condizioni abitative, fino a quasi 200 mila euro l’anno se da Firenze si va a abitare lontano (parecchio), dal capoluogo. Il secondo, che ci sono 375 mila abitazioni in «surplus», cioè libere e parzialmente libere (per esempio usate per turismo) e rappresentano «una opportunità di trovare una condizione abitativa maggiormente rispondente alle nuove esigenze e a prezzi più accessibili».
Chi può andarsene
A seconda delle dimensioni e della «geografia» economica, ci sono città in Toscana dove fino ad un lavoratore ogni 3 (in realtà addirittura di più, il 37%) è già oggi nelle condizioni di fare telelavoro (anche se non durante tutta la settimana). Soprattutto andandosene dai capoluoghi. È il caso di Firenze, ma anche di Pisa, Prato, Pistoia: secondo l’Irpet «il 37% della popolazione attiva nelle aree centrali e il 25% delle aree periferiche, è occupata in funzioni telelavorabili e non ha quindi l’esigenza di spostarsi quotidianamente, all’interno o fuori della città, per recarsi al lavoro».
Cosa è successo prima
L’espulsione dei residenti dai capoluoghi (vedi Firenze) è «una dinamica in parte già in atto nella fase antecedente alla crisi» sia per i costi che per la qualità della vita. Ora potrebbe accelerarsi sia per la spinta a trovare luoghi più ampi e con spazi esterni, ma che per trovare soluzioni più economiche a causa del calo del reddito. E queste due spinte, già viste per esempio nel capoluogo toscano verso i Comuni dell’hinterland, potrebbero espandere la caccia a città o borghi più lontani, «fino a coinvolgere anche le aree più periferiche e lontane dai centri principali. Se questo processo dovesse consolidarsi, le spinte alla rilocalizzazione della popolazione potrebbero interessare larga parte di regioni come la Toscana caratterizzate da una buona qualità insediativa diffusa, articolata in centri urbani anche di piccole dimensioni» se servizi e condizioni ambientali sono buone, scrive l’Irpet.
La banda ultra larga
Questa possibilità è rivolta solo a chi è in condizioni di fare telelavoro e a chi può farlo davvero. L’accesso alla banda larga quindi è fondamentale. I ritardi nell’espansione della rete (in zone periferiche la banda larga raggiunge ora solo il 21% delle famiglie, ma anche in quelle semi periferiche si sale solo al 38%) è un freno. Ma che è superabile, se gli investimenti anche pubblici nell’accesso alla rete ad alta qualità proseguiranno.
I costi in meno
Chi volesse andare via da Firenze, cercando una casa di pari condizioni in luoghi oltre 30 minuti di viaggio dal capoluogo, potrebbe risparmiare fino a 200 mila euro l’anno. Con due stanze in più e un giardino, «solo» 131 milaIl passaggio invece verso l’hinterland, ma solo con condizioni identiche, 91 mila euro in meno a famiglia l’anno. In questi Comuni limitrofi, con una casa più grande e spazi aperti, si spenderebbe invece almeno 24 mila euro in più l’anno. Da Pisa, invece, andare via a pari condizioni verso borghi più lontani farebbe risparmiare fino a 72 mila euro o solo 8 mila euro (ma con una casa con due stanze il giardino in più).
Risparmio e smart working Condizione necessaria: la banda larga, ma a parità di casa spostarsi da Firenze oltre i 30 minuti costa 200 mila euro in meno