Lo stallo a Blanes, l’inchiesta romana, il no francese
Quattro anni in attesa, ultimo sfregio l’estradizione del secondo ceceno rifiutata da Strasburgo
Aspettano giustizia da quel maledetto 12 agosto 2017. Con dignità e determinazione i genitori di Niccolò Ciatti chiedono da anni che ci sia un processo per determinare le responsabilità della morte del figlio, ucciso a 22 anni con un calcio alla tempia, al culmine di una rissa nella discoteca St. Trop, a Lloret de Mar. Ma in Spagna stenta a decollare la prima udienza del giudizio a carico del ceceno Rassoul Bissoultanov, imputato di rissa e omicidio volontario aggravato. E un’altra inchiesta è stata avviata dalla Procura di Roma, che ha iscritto sul registro degli indagati oltre a Bissoultano anche Movsar Magomedov. Grazie ai filmati delle telecamere di sorveglianza del locale e alle riprese di un cellulare viene ricostruita la rissa e individuati tre giovani ceceni. La magistratura spagnola rinvia a giudizio per omicidio volontario aggravato Rassoul Bissoultanov. Ma assolve Khabiboul Koabatov e Movsar Magomedov: «Non hanno mai aggredito né prima né dopo Ciatti e i suoi amici. Non esistono indizi di colpevolezza che permettano di attribuire la loro partecipazione alla rissa». Contro la decisione fa ricorso la famiglia di Niccolo e la magistratura indaga anche Movsar Magomedov per concorso in omicidio.
La caparbietà dei familiari del ragazzo di Scandicci fa riaprire le indagini anche in Italia. La Procura di Roma, competente per i reati commessi all’estero ai danni di italiani, passa al vaglio i video e i racconti dei testimoni. A febbraio scorso, su mandato di cattura europeo, finisce in manette Movsar Magomedov. Il provvedimento di arresto è notificato a Rassoul Bissoultanov, detenuto in carcere in Spagna in attesa del processo. Un mese fa il colpo di scena: Magomedov viene scarcerato. I giudici di Strasburgo stabiliscono che il ceceno non debba essere estradato in Italia. «Magomedov risulta indagato per lo stesso delitto in Spagna, dove è stato commesso il reato e dove, per le leggi internazionali, dovrà celebrarsi il processo».
Contro quella decisione la Procura di Roma ha già presentato appello. Ma è una corsa contro il tempo per i genitori di Niccolò. A fine agosto, per Bissoultanov scadono i termini della custodia cautelare e potrebbe ritornare in libertà prima dell’inizio del processo in Spagna.