Un cuscino, una data E la senilità interiore
All’inizio si conobbero un po’ così, vagamente. Il primo appuntamento lo fissarono un pomeriggio di gennaio. Filippo aveva iniziato il turno di lavoro alle 6 del mattino, alla Proraso. Arrivò stanco, congelato, i piedi non se li sentiva più. Lei non c’era. «Che mondo. Vado via». Si consultò telefonicamente con un amico che gli disse: «Aspetta 10 minuti». Lucilla arrivò e lo mise a fuoco. Un bel ragazzo, simpatico. «Ma si vede che è più piccolo di me». Lui le parlò delle sue passioni: il rap, i graffiti, certe cose underground. Mondi che Lucilla aveva attraversato ma ora era approdata da un’altra parte. «Non può funzionare, è un pischello». Tuttavia si videro ancora. Lui arrivò a casa di Lucilla e chiese una tisana. Si era portato il suo cuscino, per dormire comodo. Lei domandò: «Vai spesso a ballare?». «Mai». Una risposta affascinante. «Ma allora non sei un pischello». Emerse un lato di senilità interiore che conquistò Lucilla. Quando il sabato sera lui arrivava a casa di Lucilla, si mettevano in pigiama e guardavano un film. A volte lui, steso sul divano, chiedeva una coperta e si perdeva nel tepore come un gattone sognante. Lei veniva da anni di ballo sfrenato e trovò che tutto questo fosse perfetto. Erano diversi, nei modi e nei ritmi. Una mattina di febbraio, a Boboli, lui chiese: «Questa estate andiamo in Corsica?». «Sì» rispose lei. L’estate era lontanissima, Lucilla aveva sempre fissato le vacanze all’ultimo momento, a volte partiva senza aver fissato. Dunque quel dialogo, per lei, manifestava una vaga intenzione, era una forma di poesia. Ma Filippo, metodico e organizzato, la pensava diversamente: «Una data è quello che distingue un progetto da un sogno». Stabilì la data e cominciò a fissare casa, orari traghetto. Lei era sbigottita. «Le ho fatto provare nuove emozioni» dice Filippo. Quell’agosto arrivarono all’imbarco per primi, mentre lei di solito era l’ultima. Fino ad allora, Lucilla aveva lavorato come dipendente. Insoddisfatta, frustrata. Ma la calma metodica di Filippo le dette la forza di cambiare. Quando il padre di Lucilla venne a mancare, lui le stette vicino. Il padre le lasciò uno studio in Santo Spirito che lei ha trasformato in un negozio, Lucillavecc, fa illustrazioni e grafica di interni. E poi era sempre stata un’accanita centrista, non voleva spostarsi. Adesso lei e Filippo sono andati a vivere a Rovezzano. Ogni giorno lei si fa un’ora di pedalata per arrivare al negozio. Anche Filippo è stato modificato dal contatto con Lucilla, come ammorbidito. A volte riesce perfino ad arrivare con quei dieci minuti di ritardo che gli fanno bene.