Street art e memoria, così Scandicci prova a salvare i suoi Circoli
Un progetto di street-art, un lavoro di raccolta della memoria, dibattiti insieme a Staino Così il progetto del Comune sulle case del popolo e non solo può diventare un modello post Covid
Il primo impulso è stato disegnare le «maschere». Tradizionali o inusuali che fossero. E allora Arlecchino accanto a Shrek, Pinocchio ma anche Goku di Dragon Ball. Perché alla Casa del Popolo di Badia a Settimo, all’estremo nord del territorio di Scandicci, la tradizione del carnevale e delle sue maschere la sentono forte. Il perché si è perso nella notte del tempo dei ricordi. Il sentimento no, quello non lo perdono mai.
Qui «siamo a Scandicci sì, ma siamo anche un paesone, come un quartiere storico di una città, con lo stesso orgoglio identitario» racconta Loretta Lazzeri, che oltre a dirigere il circolo di Badia è anche presidente del Consiglio comunale. E così, quando il Comune gli ha proposto di entrare nel progetto dei murale «a tema», uno per ogni circolo storico, per un rilancio collettivo per scongiurare il declino dopo la grande crisi, non ci hanno pensato due volte: il tema che hanno scelto sono le maschere del carnevale e il teatro dei burattini. Se ci spostiamo a Casellina invece, scopriamo che li ha sempre trainati la cura dell’infanzia: hanno l’asilo nido, la scuola di musica per bambini, lo scaffale del libero scambio di libri, diversi progetti di sostegno per chi ha famiglie in difficoltà. «Qualcuno quasi ci vive qui, dopo la scuola — e nel pronunciare queste parole Antonio Zaccariello quasi si commuove — da quanto è difficile e delicata la situazione a casa». Quale soggetto potevano scegliere per il loro murale se non l’infanzia?
Terza tappa, al Bella Ciao sulla via Volterrana. Lì sono riusciti più di altri ad attirare anche soci giovani, e questo li fa ben sperare. Ma hanno deciso di aspettare ancora un po’ a comporre il loro murale — gli altri saranno pronti entro giugno, il loro in autunno — perché devono rifare l’intonaco sulla facciata. Il loro murale sarà ispirato alla canzone che gli dà il nome. Si festeggia il centenario a San Giusto, dove a dirigere le danze c’è il fratello dell’attore e regista Alessandro Benvenuti, Augusto. Loro hanno scelto una poesia di Italo Calvino Oltre il ponte per parlare di Resistenza e, appunto, del tondo anniversario. Basta guardarsi intorno: la toponomastica qui è tutta a tema Resistenza ed è l’unico circolo di questo gruppo a non essere mai diventato Casa del Fascio. Il Ponte è anche il nome della casa del popolo di piazza Piave. Anche qui si parla di centenario. Non il loro ma quello delle «barricate di Scandicci», uno degli episodi storici di cui uno scandiccese va più orgoglioso, l’atto di resistenza contro le angherie delle squadracce fasciste prima ancora che il fascismo prendesse definitivamente il potere. E infine, ultima tappa, il Vingone. Dove la casa del popolo già dal nome, Circolo Rita Atria, ha come stella polare la legalità. E così sarà per il suo murale.
«Abbiamo iniziato dalla street-art come trait-d’union per unire e risollevare le sorti dei nostri circoli, case del popolo e non solo. Per ora sei hanno iniziato, 15 sono quelli coinvolti tra Arci, Acli, Mcl, Sms, poi vediamo — racconta Claudia Sereni, che è qualcosa di più di un assessore alla cultura a Scandicci, è un motore culturale, anzi un agitatore culturale, che li spinge, li motiva al cambiamento — Perché sono tutti presidi sociali importanti ma hanno bisogno di approcciarsi a un linguaggio più contemporaneo. E perché è ora, nel percorso di uscita dalla pandemia, che dobbiamo provare a salvarli». La crisi la pativano già prima del Covid. È cambiata la cultura della socialità, è mancato il ricambio generazionale. I loro problemi sono gli stessi di tutti i circoli tradizionali di tutta Italia, e di tutte le culture politiche. La pandemia poi, è stata una mazzata. Ma potrebbe diventare anche una opportunità perché «adesso le persone riscoprono la voglia di stare insieme» e non più magari solo attraverso comunità on line o social, ripensa Claudia Sereni. «Pensate al fatto che una città come Scandicci, di 50 mila abitanti, ha una trentina di circoli: un numero e una capillarità straordinaria e dislocata in tutto il territorio». Per questo l’amministrazione ha pensato a una serie di eventi — con l’aiuto di Unicoop — che in qualche modo gli facesse unire gli sforzi e modificare la percezione da parte della cittadinanza. Come una ripartenza da programmare congiuntamente.
Il primo di questi eventi è la composizione di questa serie di murales. Adesso è in lavorazione quello di Badia a Settimo. Disegni e idee sono di Francesco Forconi in arte Skim e Tiziano Bonanni, due streetartist di due diverse generazioni. Entrambi scandiccesi, con grande propensione didattica (Bonanni ha anche una scuola). Skim a Firenze lo conosciamo per la mostra Neo Skené sui manifesti teatrali del Teatro di Rifredi esposti all’Accademia di Belle Arti. Il secondo momento sarà «un lavoro di raccolta ed elaborazione della memoria e delle memorie dei circoli in chiave iconografica» anticipa Sereni. Che confluirà in un libro. Il terzo e ultimo, a settembre e con l’aiuto dello scandiccese forse più illustre, Sergio Staino, sarà un ciclo di incontri-confronto con la cittadinanza: una volta riportata nei circoli storici e nelle case del popolo, sarà la volta di coinvolgerli nella decisione più importante: cosa farne nel futuro? Perché di passato ne hanno tanto e importante. Il presente li vede tutti parte del progetto Open City, l’Estate scandiccese, con spettacoli di vario tipo negli spazi all’aperto e il cine-furgone che gira tra i cortili portando l’arena sotto le stelle. Badia a Settimo, per esempio, il suo passato lo espone sulle pareti: un minimuseo della memoria dalla prima pietra all’avvento del fascismo, la trasformazione in caserma dei carabinieri, la nuova edificazione. La sfida è il futuro.
❞ È mancato il ricambio generazionale, dobbiamo provare a salvarli. Per ora ne abbiamo coinvolti 15. Sono presidi sociali importanti ma hanno bisogno di un linguaggio più contemporaneo L’assessore Claudia Sereni