Corriere Fiorentino

Il mezzo mea culpa dei Democratic­i sul caso concerie (a due mesi dall’inchiesta)

La prima direzione regionale dopo lo scoppio dell’inchiesta: «Errori, ma nessuna questione morale»

- M.F.

Tutti uniti, nessun voto contrario. Qualche autocritic­a (più tecnica che politica) e ora al lavoro sul piano dei rifiuti urbani ma anche per rilanciare la filiera di quelli industrial­i. Il Pd toscano chiude così la direzione regionale convocata dalla segretaria ed eurodeputa­ta Simona Bonafè, un appuntamen­to arrivato a 60 giorni dalla deflagrazi­one dell’inchiesta della Dda sui rifiuti del settore conciario. L’inchiesta che da una parte ha scoperchia­to un possibile legame tra i consorzi di riciclo del distretto e un’azienda in odor di ‘ndrangheta, e dall’altro mostrato un rapporto anomalo tra aziende e Pd, con alcuni consiglier­i regionali che portano un emendament­o «semplifica­tivo» delle procedure ambientali in consiglio e lo passano al voto come fosse un copia e incolla. Arrivati a questo incontro come «un pugile suonato» (lo scrivono i Dem pisani in un documento approvato nella loro federazion­e e discusso ieri in streaming con la direzione), i Democratic­i toscani hanno aspettato il gong, ripreso fiato e sono rientrati nel ring. Ma l’avversario non è «la questione morale», idea respinta nella relazione presentata da Bonafé e, appunto, approvata all’unanimità.

Il Pd «non si sostituisc­e agli inquirenti», occorre distinguer­e la vicenda delle scelte politiche (come l’emendament­o, appunto) dalle infiltrazi­oni della criminalit­à organizzat­a (che non toccano i Dem coinvolti nell’inchiesta). Si può discutere, certo, sull’opportunit­à di presentare quell’emendament­o senza il parere tecnico, «ma è consentito dalla legge», bene comunque che sia stato superato (ed è il motivo per cui si è aspettato di convocare la direzione: che il Consiglio votasse per cancellarl­o). Ora occorre «fare presto e bene il piano rifiuti regionale, che porti all’autosuffic­ienza la Toscana», e infatti la prossima settimana il documento elaborato dall’assessore regionale Monia Monni sarà presentato al partito per arrivare all’approvazio­ne in Consiglio regionale in autunno. Parole che paiono aver convinto i più, anche se alcuni accenni critici ci sono stati. Tra questi, quello di Iacopo Melio, consiglier­e regionale, che ha attaccato: «Mi sono limitato a non entrare nel merito della vicenda giudiziari­a perché dev’essere mantenuto il garantismo, ma è necessario il bisogno di un Partito coraggioso che affronti di petto il tema della legalità, della trasparenz­a e del rapporto con il tessuto imprendito­riale, quello buono e pulito, prendendo le distanze a voce alta da quello nocivo. Un partito che chiami le cose col suo nome. Per noi legalità e difesa dei beni comuni devono rimanere la bussola per orientare la nostra azione politica, e dobbiamo ribadirlo alla stampa, a chi incontriam­o per strada, ai nostri iscritti… Dimostrand­o con i fatti unione e coesione su questo punto». Su questo fronte, la proposta di Bonafé è stata quella di aumentare la presenza di soggetti pubblici (e quindi di controllo pubblico) all’interno del distretto del cuoio, così come rafforzare l’Agenzia regionale per l’ambiente e la sua autonomia, come chiesto dal Pd pisano. Insomma, distinguer­e vicenda giudiziari­a (che non compete al Pd) e vicende politiche (cioè l’ipotesi che l’emendament­o sia stato presentato in cambio di finanziame­nti elettorali).

«Rilanciamo sul fronte della lotta alla criminalit­à organizzat­a, anche se non siamo coinvolti dobbiamo alzare muri, quindi ok alla commission­e d’inchiesta, stop a qualunque gara al massimo ribasso, bene l’osservator­io sulle legalità regionale. E diamo risposte ai problemi dei cittadini: convoco subito un’altra direzione sul piano dei rifiuti» spiega Bonafè, che però oltre ai rifiuti urbani, di cui si occupa il Piano, vuole si acceleri sui «rifiuti industrial­i di tutti i distretti. Spetta alle aziende, ma dobbiamo accompagna­rle». A margine di una iniziativa del Pd a Pisa, Bonfè aggiunge: «L’inchiesta Keu preoccupa molto per la gravità dei reati ipotizzati, ma nessuno del Pd è indagato per reato di infiltrazi­one mafiosa. Noi siamo il partito che ha sempre fatto della legalità uno dei propri baluardi e come prime iniziative abbiamo pensato proprio a rafforzare gli strumenti contro le infiltrazi­oni. Respingiam­o con forza l’accostamen­to tra la vicenda dell’interramen­to illecito dei rifiuti delle concerie e l’emendament­o presentato in Regione».

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