Confiscati 2,5 milioni all’usuraio dei ristoranti e bar in crisi
Pretendeva tassi fino al 300 per cento da chi era in crisi. Già condannato nel 2018
Prestava soldi a chi era in difficoltà economica in cambio di tassi altissimi che potevano superare il 300 per cento. Per questo Francesco Cardone, 52 anni, imprenditore del settore della ristorazione, calabrese di Sant’Eufemia di Aspromonte, era finito nel guai. Adesso la Procura ha chiesto e ottenuto la confisca di beni per due milioni e mezzo a tutta la famiglia, compresi quelli intestati alla moglie e ai due figli.
Francesco Cardone — da tempo trapiantato con la famiglia a Poggio a Caiano — forniva materiali per cucine industriali ed elementi di arredo per bar e ristoranti. Nel gennaio 2018 l’arresto per usura. Una delle sue vittime, una pensionata fiorentina, si era presentata ai carabinieri per denunciare l’uomo che gli aveva prestato diecimila euro e che in cambio voleva portarle via un appartamento in piazza Elia della Costa.
Le indagini dell’Arma, coordinate dalla pm Christine Von Borries, avevano così messo in luce che altri commercianti, un tabaccaio di Firenze e un barista pratese, erano finiti nella rete. L’impreditore — avevano denunciato — faceva intendere di essere vicino a persone legate alla ‘ndrangheta». Il tabaccaio, spinto dalla disperazione e dalle pressioni dell’imprenditore, aveva affidato alle lotterie la speranza di vincere e di restituire il denaro. «Cardone — era il ritratto che ne aveva fatto il gip — è un usuraio di professione, dedito in modo sistematico all’usura e ben conosciuto nell’ambiente dalle persone in difficoltà economica».
Nel 2018 l’imprenditore aveva patteggiato una pena a 3 anni e 10 mesi per usura e 10 mila euro di multa. E un anno fa, al termine delle indagini patrimoniali condotte dalla Guardia di Finanza con il procuratore aggiunto Luca Tescaroli, era arrivato il sequestro dei 2 milioni e mezzo ritenuti provento dell’attività di usuraio. Adesso il gip Gianluca Mancuso ha disposto la confisca. «Cardone — è stato l’esito delle indagini — dispone di notevoli risorse finanziarie, anche denaro contante, di cui non si è riusciti a rintracciare l’origine, investito in titoli azionari e polizze assicurative».
Nel 2002, ad esempio, a fronte di un reddito familiare netto di 13 mila euro, paga affitti per 7.700 euro. E nel 2003, con un reddito pari a zero, compra il 33 per cento di una società immobiliare per un importo di quasi 90 mila euro. Acquistata anche una casa in Calabria e un’abitazione in un villino a Poggio a Caiano. Gli investigatori hanno fatto approfonditi accertamenti sulla disponibilità economica di tutta la famiglia Cardone, compresi genitori e suoceri, di quando e come sono stati acquistati i beni e hanno così evidenziato le entrate nettamente inferiori alle uscite e la sproporzione tra il tenore di vita dell’intera famiglia — i figli non lavorano — e le fonti di reddito.