Nella mente di Dante (con Firenze nel cuore)
«Qui il passato rimane, ed è visibile, e possiede un proprio presente, che si pone accanto a quello del giorno, senza tuttavia toccarlo. Qui il tempo non fissa la rovinosa separazione tra le cose, come fa il tempo reale, ma assomiglia al tempo ideale, in cui l’opera d’arte vive. Qui il passato ci appartiene quanto l’eterno presente della natura». Georg Simmel, berlinese, tra i fondatori della sociologia, amava molto Firenze, da lui definita «patria della mia anima». Nel 1884 lo studioso pubblicò una ricerca assai approfondita sulla Psicologia di Dante (che ora Mimesis propone curata da Alessandra Peluso). Al centro sta la capacità del poeta di essere ponte tra diverse epoche e culture. «È stato sottolineato che, come tutte le proposizioni scientifiche generali di Dante sono prese dalla scienza del suo tempo, quasi niente, tranne la forma poetica e alcune osservazioni empiriche originariamente appartenevano a lui. Ma se lo consideri solo come rappresentante dell’epoca, la sua personalità solo nella misura in cui è l’espressione di taluni princìpi generali, non importa da dove abbia ottenuto queste opinioni particolari, ma solo che le abbia. È proprio questo che lo rende così adatto ai nostri scopi, proprio perché è pervaso dal modo di pensare del suo tempo, ma allo stesso tempo sa osservare in modo raffinato e prevalentemente indipendente nell’empirico».