Corriere Fiorentino

L’atea fumatrice e l’uomo del materasso

- di Enzo Fileno Carabba

Lei è una fumatrice atea. Lui cercava una persona credente e non fumante. Fu l’ incontro perfetto. Carla aveva due matrimoni alle spalle, Luciano uno. Capitavano su Internet in cerca di nuove conoscenze, ma erano incontri che finivano prima di cominciare. Luciano fu attratto dal nickname di Carla: Sorridendo­vò. Sorridendo andarono a Bellosguar­do e si dissero tante cose. Lui la attirò alla Vecchia Bettola. Il cameriere li guardò e chiese: «È la prima volta che uscite insieme?». Come aveva fatto a capirlo? In ogni caso, l’emozione di essere scoperti li unì. Il giorno dopo su un muretto, a San Domenico, lei gli mostrò delle fotografie, immagini luminose, poi gli raccontò storie non facili della sua vita. Lui scese dal muretto e si inginocchi­ò: «Carla, mi sono innamorato di te». Lei sorrise dolcemente: «Dai, magari è l’emozione del momento». Però era contenta. Luciano abitava in un monolocale e le preparava cenette frugali: a volte solo zucchine con troppo limone. Eppure la relazione proseguì. A giugno andarono all’Isola d’Elba. Lei disse con tono soave: «Ho bisogno di stare da sola per dormire, voglio una mia tana. Sono un’animala». Però non bastò. Dissero: «Siamo diversi, per cui lasciamoci». Si lasciarono. Dopo un po’ si telefonaro­no: «Siamo diversi, rimettiamo­ci insieme». Cominciaro­no a sistemare una casa nuova, dove vivere in due. Era dicembre, la casa era fredda e vuota. Ci portarono un albero di Natale, come un germoglio del futuro. Si assiderava­no addobbando­lo, ma c’erano dei sogni là sopra. Un giorno che lui era là da solo e lei non lo sapeva, rimase bloccato nel loro ascensore privato, in compagnia di un materasso che sembrava vivo e riempiva tutto lo spazio. Gli mancava l’aria. «Guarda che modo stupido di morire» pensò. Carla, uscita dal lavoro, doveva andare dalle sue amiche ma ebbe un’ispirazion­e improvvisa: sentì il desiderio di passare dalla casa che stavano sistemando. Udì un verso flebile, da un’altra dimensione. Era Luciano che chiedeva aiuto, rinchiuso nell’ascensore e sepolto dal materasso. «Gli ho anche salvato la vita» dice Carla. Si sposarono e lui trovò una nuova famiglia. Lei, al terzo matrimonio, si commosse per la prima volta. Andarono in Sicilia, il posto era bello ma l’albergo squallido. Lui crollò sul letto sentendosi in colpa. «Alzati, disse lei, troviamo un altro posto». Così fu. Luciano sulla spiaggia era ancorato alla sdraio, cappellino bianco, canottiera, libri, calzini. Carla riuscì a fargli togliere i calzini. Lei entrò in acqua, lui la guardava procedere nel mare, pareva un sogno.

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Insieme Carla e Luciano
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