Stangata sulle bollette dei rifiuti
L’Ato Centro approva il piano per l’aumento delle tariffe: 6 per cento in più l’anno fino al 2025
È in arrivo un aumento pesante, del 6,6%, sulla tariffa dei rifiuti. Alcuni Comuni scaricheranno tutto il peso sulla Tari, altri (tra cui Firenze) solo parzialmente. Altre invece amministrazioni compenseranno con fondi propri tutta la cifra da versare al gestore, Alia, per non toccare le bollette che arriveranno a imprese e cittadini. Ma sempre soldi pubblici (e quindi in arrivo dalla tasse dei cittadini) sono.
A decidere il salasso è stata l’assemblea dell’Ato, l’autorità di ambito di Toscana centro, dove ci sono i rappresentati dei Comuni. E qui c’è un altro elemento, politicamente rilevante: dopo screzi che vanno avanti da almeno due anni, l’assemblea si è spaccata. L’aumento (6,6% l’anno fino al 2025) è stato votato da 40 amministrazioni, contrarie 18: non solo di centrodestra come Pistoia, ma anche Calenzano, Vaiano, Cantagallo, Pescia. Invece, anche chi in passato è stato polemico, come il Comune di Sesto, ha a votato a favore, assieme al capoluogo: la presidente dell’Ato è l’assessore all’Ambiente di Firenze, Cecilia Del Re.
La vicenda non è legata alla crisi Covid, anzi: le 45 mila tonnellate di rifiuti in meno hanno addirittura «alleggerito» il conto. La tariffa viene calcolata sui costi effettivi della gestione di tutto il servizio riferiti all’anno prima. Solo che è dal 2017, anno in cui il servizio è stato affidato ad Alia dopo la gara, che i conti non tornano. Alia ha accumulato 51 milioni di euro di debiti, la differenza rispetto ai piani economico finanziari della gara (partita nel 2012) era importante, l’assenza dell’impianto principale su cui si basava la gara (l’inceneritore di Case Passerini) pesa per i costi aggiuntivi per portare via i rifiuti fuori Toscana o in discarica. Il tecnico e quasi criptico comunicato stampa dell’Ato parla di un «aumento del 3,6% rispetto al 2019, contribuendo probabilmente a far rimanere la tariffa d’ambito in linea con la media nazionale anche per quest’anno».
I sindaci però smentiscono. «Per noi l’aumento è del 6,6% per tre anni, e abbiamo votato no perché non sono stati in grado di spiegarci il motivo: la raccolta differenziata è stabile e ci aumentano i costi del 50%, 300 mila euro in più» attacca il sindaco di Vaiano Primo Bosi (Pd). «Ci hanno detto che l’aumento vero è il 30%, il favore che ci farebbero è che rimarrà “solo” del 22%. Siamo infuriati», quasi urla al telefono l’assessore alle Partecipate di Pistoia Alessio Bartolomeni (centrodestra). Che insiste: «È inaccettabile: abbiamo fatto Alia per risparmiare, con economie di scala ed efficientamenti. In realtà è esattamente l’opposto. Magari è più colpa della Regione che non ha fatto impianti di smaltimento, li portiamo fuori Toscana con i costi più alti d’Italia». Ma che qualcosa non torni è evidente: (Berti/Sestini)
a Pistoia, lo sfalciamento dell’erba era prima fatto con appalti diretti. Il servizio, ha raccontato Il Tirreno, è stato poi affidato ad Alia: la ditta in subappalto è la stessa, ma i costi sono diventati più alti.
Il peso dell’aumento arriverà in alcuni casi direttamente nel prossimo bollettino Tari. Ma non ovunque: a Prato, spiega il sindaco Matteo Biffoni, «avevamo capito che ci potevano essere problemi e con alcuni fondi di riserva e alcuni crediti che avanzavamo copriremo i 3,3 milioni di differenza». Firenze deciderà a breve: qui il peso dell’aumento è di quasi 6 milioni, l’intenzione della amministrazione (l’assessore al Bilancio Federico Gianassi è al lavoro con i tecnici) è di compensare parte di questa cifra con fondi propri e abbassare al mimino l’aumento su imprese e cittadini: le prime pagano il 65% del totale dei 96 milioni di euro di costo del servizio (che dal 2021 diventeranno 102), il resto lo pagano le famiglie.
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