Chianti Classico, i nomi dei Comuni e delle frazioni sulle etichette
Il Gallo Nero: «I clienti vogliono conoscere i legami coi luoghi»
Il Gallo Nero introdurrà i nomi dei borghi in etichetta. Dopo anni di gestazione e di concertazione tra interessi contrapposti, il Chianti Classico riscrive le regole, ponendo le basi per un nuovo Rinascimento enologico. Oltre alla Docg, al nome della cantina, all’eventuale nome del vino e all’immancabile Gallo Nero, si troverà sulle bottiglie anche i nomi di comuni o frazioni dai quali provengono le uve.
Sono 11 i borghi individuati: Castellina, Radda, Gaiole, Castelnuovo Berardegna, San Donato in Poggio, San Casciano, Greve, Panzano, Vagliagli, Lamole, e Montefioralle. Si tratta per la maggior parte di singoli comuni, da quelli storici a quelli introdotti dopo gli anni 30, oppure di frazioni con una chiara fama enologica come Panzano, o infine zone ancora più piccole ma di crescente identità vitivinicola come Vagliagli, Lamole o Montefioralle. Questi ultimi tre avranno un iter a parte che potrebbe richiedere ancora tre anni di gestazione prima di poter figurare in etichetta. «Ognuna di queste tre Unità ha peculiarità riconducibili talvolta agli elementi storico-culturale, talvolta maggiormente alla riconoscibilità enologica. Senz’altro tutte e tre hanno in atto un percorso di crescita sia in termini quantitativi che in termini di affermazione e notorietà, percorsi che la Commissione ritiene debbano essere sostenuti ed incoraggiati, e non arrestati», ha spiegato in una nota il presidente del Consorzio del Chianti Classico Giovanni Manetti presentando il progetto. L’obbiettivo di questa rivoluzione è chiaro ed è quello di dare maggiore valore aggiunto al Chianti Classico. Un percorso iniziato già quasi 10 anni fa con l’introduzione della categoria «Gran Selezione» e culminato con i recentissimi 100/100 assegnati da James Suckling a una Gran Selezione appunto del Barone Ricasoli che ha sfatato il luogo comune per cui un Chianti Classico non potesse valere il massimo al pari di altri vini italiani o toscani. Il progetto è stato approvato all’unanimità dal consiglio del Gallo Nero e «raccoglie l’esigenza manifestata da molti produttori, che da tempo stanno sollecitando il Consorzio, a rivedere il disciplinare generando una lista positiva delle unità geografiche ma vuole soprattutto intercettare e soddisfare l’interesse dei consumatori a conoscere più nel dettaglio il rapporto del vino con il luogo specifico di origine», ha spiegato nella nota ai soci Manetti.
Ecco il punto, la modernità del cambiamento, per eccitare la curiosità degli appassionati e per immergersi in una delle denominazioni tra le più estese in Italia. Il cambiamento per ora riguarderà solo la Gran Selezione e sarà facoltativo, con la promessa che tra quattro anni possa essere esteso anche a riserva a vini base. Ma non è finita. Questo Rinascimento prevede sempre per la Gran Selezione che sia prodotta con il 90% di Sangiovese e con vitigni autoctoni per il restante 10%. Niente più vitigni internazionali, dunque per questa tipologia. Dopo l’unanimità in consiglio, il voto è atteso per oggi. Salvo sorprese e con le dovute scaramanzie di chi è abituato a coltivare le vigne sotto i capricci di madre natura, la decisione per un Chianti Classico dalla «narrazione più complessa», come l’ha definita un produttore, è al suo compimento.