Santo Spirito, via ai lavori per il cordone Le basi di cemento sono subito un caso
Il comitato: uno scempio alla basilica. Lunedì il blitz degli antagonisti in piazza contro le restrizioni
Sono iniziati ieri i lavori per installare il cordone che dal 22 giugno recinterà il sagrato della basilica di Santo Spirito, come da intesa tra Palazzo Vecchio e la soprintendenza, per proteggerlo da bivacchi e degrado. Il progetto prevede che i pali in cui passerà il cordone siano sorretti da basi quadrate, di cemento ricoperto di metallo, che ieri gli operai del Comune hanno cominciato a posare sul sagrato, scatenando però violente polemiche sia sui social network che da parte del comitato di Santo Spirito. Per il comitato che rappresenta i residenti quelle sono «bare di cemento ricoperte di ferro», un vero «scempio e un’offesa alla basilica» e in più non risolveranno il problema. «Il tutto per lasciare i 5 gradini liberi e permettere a gente avvinazzata di gozzoviglire lo stesso e costringere le forze dell’ordine a vigilare, a spese dei contribuenti», affermano dal comitato ribadendo la propria proposta della cancellata da erigere intorno a sagrato e gradini. Le critiche a quelle basi così pesanti sono continuate via web, sui social network qualcuno le ha definite «una risposta indecorosa alla necessità di decoro». Le basi sarebbero state progettate in Comune e poi approvate dalla soprintendenza.
Lunedì, in previsione dell’inizio dei lavori, erano state tolte le fioriere messe a protezione della basilica. Era passato poco tempo dalla rimozione quando, verso le 19.30, al grido di «la piazza è nostra», un nutrito gruppo di giovani ha improvvisato un sit in davanti all’ingresso principale della chiesa. In cerchio hanno urlato tutto il loro dissenso verso l’ordinanza di Palazzo Vecchio che da settimane vieta di poter sostare, mangiare e bere sul sagrato e sulla scalinata, dopo anni di bivacchi incontrollati. Alcuni residenti raccontano di aver provato a parlare con quei ragazzi, provenienti dall’area antagonista, senza però alcun effetto. In piazza, a quell’ora, era presente una pattuglia della polizia municipale che però non sarebbe intervenuta per evitare problemi di ordine pubblico, visto che in due agenti avrebbero dovuto affrontare almeno una cinquantina di persone. Che poi sono diventate anche di più.
«Un uomo — racconta Maria Vannello, del comitato che raccoglie varie associazioni del centro, testimone dell’accaduto con il marito e altri abitanti del rione — al microfono esortava tutti i presenti a infrangere le regole. Gridava: “Ragazzi la piazza è nostra e noi abbiamo il diritto di pisciare ovunque”. Abbiamo chiamato più volte le forze dell’ordine, in piazza c’era una pattuglia di vigili composta da due donne che però non se la sono sentita di intervenire. Dopo tre quarti d’ora è infine arrivata la Digos che è riuscita a disperdere quelle decine di giovani». Sul blitz ora sono in corso le indagini della polizia che, attraverso le immagini delle telecamere di sicurezza, potrebbe arrivare all’identificazione degli autori per le sanzioni del caso. «Per me la legalità è un valore che vale sempre, e soprattutto quando si parla di fruizione dei luoghi pubblici dobbiamo aver rispetto prima di tutto per chi abita e lavora in questi luoghi pubblici, nelle piazze nelle strade — dice il sindaco Dario Nardella — Rispetto il diritto fondamentale di protestare, ma le piazze non sono di chi alza la voce, sono di tutti». Quanto accaduto viene definito «gravissimo» dal coordinatore fiorentino di Italia Viva, Francesco Grazzini, e il capogruppo della Lega in Consiglio comunale Federico Bussolin annuncia un’interrogazione: «Un cordolo fermerà queste persone?».
La protesta È durata circa tre quarti d’ora, alle 20.15 la Digos è intervenuta e i ragazzi si sono alzati