Corriere Fiorentino

L’impianto cancellato e i debiti di Alia: le cause del rincaro

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Da due anni i Comuni dell’area FirenzePra­to-Pistoia sanno che ci sono problemi. Lo scrive la stessa Autorità d’ambito nei documenti approvati a maggio. L’aumento è necessario per compensare le «istanze di riequilibr­io 2018, 2019 e 2020» per colpa di un «contratto concepito nel 2013 sui dati allora disponibil­i, ma entrato poi in vigore nel 2018». Lo traduce l’assessore pistoiese Alessio Bartolomei: «Il problema è aver fatto una gara affidandos­i ad un impianto che non c’era, non c’è e non ci sarà», cioè Case Passerini. Il risultato? Ecco i conti certificat­i dall’Ato: «Rispetto al 2018, nel 2020 i costi di raccolta sono aumentati di 11 milioni di euro (+28,3%)», che uniti agli altri problemi portano i costi operativi in più in due anni di 17,8 milioni. Le ragioni? I prezzi più alti per portare i rifiuti in impianti fuori Toscana, interrarli in discariche. Non è mai «stato chiuso il ciclo», perché l’incenerito­re di Case Passerini, cancellato dalla battaglia al Consiglio di Stato di comitati e Comuni contrari, reggeva con le sue 160 mila tonnellate l’anno tutto l’equilibrio. Ma dopo che la Regione ha deciso di abbandonar­e questa idea e puntare sull’economia circolare, non c’è ancora un piano alternativ­o con impianti diversi. Pure tra i favorevoli all’aumento c’è chi confessa: «Questo è solo l’inizio». Perché l’aumento del 6,6% per i prossimi 3-4 anni copre i 51 milioni di euro di debiti di Alia accumulati (hanno anche pesato il calo del prezzo delle materie da riciclo, l’aumento dei servizi porta a porta, il nuovo calcolo della tariffa del servizio decisa a livello nazionale che garantisce al gestore, Alia, una remunerazi­one del capitale del 9%). Ma il disequilib­rio sul piano della gara è di 12 milioni di euro l’anno e va compensato anche in futuro: così «l’aumento potrebbe essere fino al 50% anche dal prossimo anno»,confida un sindaco. L’Ato conferma: «I Comuni, nel corso dell’assemblea, hanno sottolinea­to come sia non più rinviabile l’adozione di un nuovo piano regionale». Ma per avere impianti ci vorranno almeno 4 anni, anche se il Piano venisse approvato a settembre. Intanto, c’è da far tornare i conti alzando le bollette.

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