Giani la spunta: passa la legge sui nuovi dirigenti
Via i limiti temporali per le nomine e contratti dirigenziali che durano da 3 a 5 anni. Dopo una guerra di nervi ed emendamenti, Eugenio Giani vede passare la sua linea sulla nuova normativa relativa ai dirigenti della Regione. L’impianto della legge 44 esce infatti solo minimamente ridimensionato dalla Commissione Affari Istituzionali presieduta da Giacomo Bugliani (Pd), che nei giorni scorsi si era scontrato con il presidente e che ieri ha preteso che a dare garanzie sulla riforma fosse la responsabile delle risorse umane della giunta Simona Volterrani. Quest’ultima, interrogata da Bugliani, ha messo a verbale durante la seduta di ieri che i cambiamenti voluti dal governatore «sono effettivamente aderenti all’indirizzo Corte dei Conti» nella sua relazione. Eppure il presidente della Commissione era pronto alla lotta. Aveva preparato 4 emendamenti presentati poco prima della seduta, tutti volti a scardinare la legge «qualora non fossero arrivate sufficienti garanzie sulla necessità esplicitata dalla Corte dei Conti». La dirigente, tuttavia, si è assunta in gran parte questa responsabilità, spiegando che nella sua opinione, l’eliminazione del limite dei 60 giorni dalla nomina del direttore generale per indicare i nuovi dirigenti da parte della giunta, va nella direzione che svincola la politica dallo spoils system. Ricevute queste rassicurazioni, Bugliani e il Pd hanno messo l’unico vero bastone fra le ruote di Giani votando un emendamento che non permetterà al presidente di scegliere i nuovi dirigenti in una platea più allargata, con requisiti più ampi. «Non aveva nulla a che fare con le raccomandazioni della Corte —dice Bugliani — ed è stato eliminato per volere del nostro gruppo». Il presidente della Regione non potrà nominare liberamente i direttori scegliendo fra persone del mondo accademico e della magistratura, come chiaramente aveva indicato di voler fare. A votare contro questa modifica è stato un altro pezzo della maggioranza, Stefano Scaramelli di Italia Viva. «Proverò a portare in aula un contro-emendamento che reintroduce questa possibilità. Avere dirigenti che provengono da più esperienze diverse per la Toscana può significare arricchimento professionale e qualitativo delle competenze che lavorano a servizio del sistema regionale», spiega Scaramelli.