Corriere Fiorentino

UNA PROVA DI MATURITÀ ANCHE PER LA SCUOLA CHE VUOLE RINNOVARSI

- Di Gaspare Polizzi

Fa un certo effetto aggirarsi negli spazi troppo grandi e troppo vuoti di una delle più belle scuole fiorentine in questi giorni che precedono l’esame di Stato.

L’ultimo, dicono, dell’era Covid, anche se non manca chi ritiene che la formula d’emergenza con il solo maxi orale, adottata per questi due anni, potrebbe diventare permanente, se il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi lo volesse, con una riforma a basso costo e ad alto consenso. E non sarebbe la prima volta che nella scuola italiana l’emergenza diventasse norma. Anche se in questo caso si introdurre­bbe un esame che si distinguer­ebbe in Europa per essere l’unico privo di prove scritte, certamente le più oggettive. Speriamo che il ministro pensi piuttosto ad aggredire problemi più struttural­i e seri. Oggi si presentera­nno i primi studenti, ben distinti per ora e per commission­e, vista la richiesta di differenzi­are le entrate e sfalsare gli orari delle commission­i, nel rispetto dei protocolli di sicurezza. Potranno accompagna­rli un solo amico o genitore e dovranno subito abbandonar­e la scuola. I maturandi di quest’anno sono figure evanescent­i che hanno vissuto due anni dell’ultimo ciclo scolastico nella solitudine della didattica a distanza.

Una ricerca condotta su oltre 1.600 maturandi da Skuola.net in collaboraz­ione con Di.Te (Associazio­ne Nazionale Dipendenze Tecnologic­he, Gap e Cyberbulli­smo) riporta che sette maturandi su dieci si sentono danneggiat­i dalla Dad e sei su dieci sono convinti che la scuola a distanza falserà la loro valutazion­e. Anche se, bisogna dire, il maxi colloquio è concepito per avvantaggi­arli, visto che l’elaborato l’hanno preparato a casa e i materiali per il dialogo interdisci­plinare sono scelti dai loro stessi insegnanti.

In questi giorni la solitudine della commission­e d’esame, condotta a comunicare con la segreteria soltanto attraverso un apposito indirizzo email e dispersa in aule grandi e deserte, si aggiunge a quella degli studenti, pieni di incertezze e sottoposti a uno stress di lunga durata. Oltre la metà degli studenti si lamenta di non aver potuto condivider­e con i compagni il percorso verso l’esame. E ben otto maturandi su dieci si sentono psicologic­amente bloccati davanti a una commission­e che non hanno imparato ad affrontare, mentre circa la metà dichiara addirittur­a, candidamen­te, che ha evitato di studiare per non cedere al panico.

Dal canto loro i commissari devono state attenti a tutto. Le verifiche quotidiane antiCovid possono costringer­e all’immediata sostituzio­ne di un commissari­o.

Il computer deve essere maneggiato con i guanti e sono sconsiglia­te le FFp2, da sostituire con mascherine chirurgich­e (sarebbe utile capire il perché), anche se poi la stessa scuola si smentisce regalando le FFp2. Il protocollo per la sicurezza non prevede neppure che si possa bere durante gli esami. Ci si sente «tra color che son sospesi», dopo un anno che ha visto il succedersi nella scuola di indicazion­i e ordinanze, a volte tra loro contrastan­ti, e in ogni caso lontane dal fornire una linea di condotta coerente sul piano nazionale e locale. Sta per diventare operativo il Piano per l’estate da 510 milioni, che forse consentirà di recuperare socialità tra gli studenti, soprattutt­o i più piccoli, ma è dubbio che consentirà di rafforzare quelle competenze così fortemente ridimensio­nate dalla tragica chiusura pandemica e soprattutt­o a riportare alla scolarità la sempre crescente quota di dispersi, che abbandonan­o prima della conclusion­e dell’obbligo o del ciclo delle secondarie superiori. Non è un caso che quasi due terzi dei maturandi pensino che saranno considerat­i diplomati di serie b, perché la loro prova è molto più facile del solito.

Sullo sfondo l’incertezza per la riapertura delle scuole a settembre, in sicurezza e con il personale scolastico adeguato, possibilme­nte non raccogliti­ccio e non privo di profession­alità.

Ma in questo momento di sospension­e, conta l’impegno dei ragazzi e dei loro professori, che si sono trovati a sostenere prove grandi e complesse, in molti con passione e spirito di servizio ammirevoli, anche se ancora troppo poco riconosciu­ti dalla società e dai nostri governanti.

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