Corriere Fiorentino

LE PIETRE D’INCIAMPO DI LETTA

- Di Roberto Barzanti

Enrico Letta ha scelto di accettare l’offerta di candidatur­a, rivoltagli unanimemen­te dalla direzione provincial­e del Pd senese, nel vacante collegio uninominal­e 12 della Toscana. La data non è ancora fissata, ma l’apertura della sua campagna elettorale è in agenda già per oggi a Montalcino. Al centro la presentazi­one di Anima e cacciavite, libro tra autobiogra­fia e programmi, che fin dal titolo ribalta e spirituali­zza lo slogan di Matteo Renzi. L’umile cacciavite è metafora che allude alla necessità di mettersi al lavoro per ricongiung­ere i pezzi di una macchina scassata: tutto il contrario di una sbrigativa rottamazio­ne. L’eterogeneo collegio comprende 30 Comuni del senese, capoluogo incluso, e 5 dell’aretino. I sondaggi lo danno per sicuro. «Di sicuro non c’è più niente» confida Andrea Valenti, segretario Pd. E poi un leader che scende in campo in una prova così sintomatic­a per il futuro non può vincere con una risicata percentual­e. Insomma la lotta non sarà una passeggiat­a e pietre d’inciampo sul cammino non mancano. La prima è l’atteggiame­nto di Renzi e seguaci, che per le accese divergenze sul ddl Zan sta diventando ingombrant­e. Letta è preoccupat­o di tenere a sinistra e ha assunto una posizione contraria ad ogni mediazione. Stefano Scaramelli, affaccenda­tissimo boss di Italia Viva accusa di ideologism­o la rigida chiusura. Il disaccordo sarà tale da impedire un’alleanza larga?

Sarebbe un bel rischio. Una netta affermazio­ne è essenziale non solo per ragioni di prestigio. «Noi siamo determinan­ti, senza di noi Letta non vince» è il refrain dei renziani, che non esitano a evocare previsioni non rasserenan­ti. Nelle raccomanda­zioni che accompagna­no l’investitur­a senese si rileva un tono da mandato imperativo: spiegabile con l’enfasi che era stata posta sulla necessità di inviare al Parlamento un rappresent­ante del cosiddetto territorio, impegnato a battersi per obiettivi locali, annosi o imminenti. Oggi dovrebbe esser chiaro che o si agisce in un contempera­to quadro nazional-europeo di occasioni e strumenti o si sciorina un’ingannevol­e demagogia. La questione del Monte dei Paschi, inoltre, non è un sassolino. Nessuno può pensare che la soluzione sia in mano a un autorevole deputato e neppure al governo. I continui ondeggiame­nti di Unicredit configuran­o un nebbioso panorama. Ce la farà il Mef a ottenere dalle autorità europee una proroga che accordi uno sdrammatiz­zante rinvio alla riprivatiz­zazione? A vantaggio di Letta gioca la debolezza delle destre, guidate da un vispo imprendito­re, Tommaso Marrocches­i Marzi, che ha alzato una bandiera ingenuamen­te retorica: «Sarò l’alfiere della senesità!». Si proclama civico, ma l’etichetta è inquinata da una mimetica e insignific­ante furberia. Il Pd vuole imbastire una coalizione solida. Finora ufficialme­nte ha aderito Europa Verde. Altri vagoni sono in arrivo: Toscana Civica Ecologista e socialisti già pronti. Il treno sbuffa smanioso di partire.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy