LE PIETRE D’INCIAMPO DI LETTA
Enrico Letta ha scelto di accettare l’offerta di candidatura, rivoltagli unanimemente dalla direzione provinciale del Pd senese, nel vacante collegio uninominale 12 della Toscana. La data non è ancora fissata, ma l’apertura della sua campagna elettorale è in agenda già per oggi a Montalcino. Al centro la presentazione di Anima e cacciavite, libro tra autobiografia e programmi, che fin dal titolo ribalta e spiritualizza lo slogan di Matteo Renzi. L’umile cacciavite è metafora che allude alla necessità di mettersi al lavoro per ricongiungere i pezzi di una macchina scassata: tutto il contrario di una sbrigativa rottamazione. L’eterogeneo collegio comprende 30 Comuni del senese, capoluogo incluso, e 5 dell’aretino. I sondaggi lo danno per sicuro. «Di sicuro non c’è più niente» confida Andrea Valenti, segretario Pd. E poi un leader che scende in campo in una prova così sintomatica per il futuro non può vincere con una risicata percentuale. Insomma la lotta non sarà una passeggiata e pietre d’inciampo sul cammino non mancano. La prima è l’atteggiamento di Renzi e seguaci, che per le accese divergenze sul ddl Zan sta diventando ingombrante. Letta è preoccupato di tenere a sinistra e ha assunto una posizione contraria ad ogni mediazione. Stefano Scaramelli, affaccendatissimo boss di Italia Viva accusa di ideologismo la rigida chiusura. Il disaccordo sarà tale da impedire un’alleanza larga?
Sarebbe un bel rischio. Una netta affermazione è essenziale non solo per ragioni di prestigio. «Noi siamo determinanti, senza di noi Letta non vince» è il refrain dei renziani, che non esitano a evocare previsioni non rasserenanti. Nelle raccomandazioni che accompagnano l’investitura senese si rileva un tono da mandato imperativo: spiegabile con l’enfasi che era stata posta sulla necessità di inviare al Parlamento un rappresentante del cosiddetto territorio, impegnato a battersi per obiettivi locali, annosi o imminenti. Oggi dovrebbe esser chiaro che o si agisce in un contemperato quadro nazional-europeo di occasioni e strumenti o si sciorina un’ingannevole demagogia. La questione del Monte dei Paschi, inoltre, non è un sassolino. Nessuno può pensare che la soluzione sia in mano a un autorevole deputato e neppure al governo. I continui ondeggiamenti di Unicredit configurano un nebbioso panorama. Ce la farà il Mef a ottenere dalle autorità europee una proroga che accordi uno sdrammatizzante rinvio alla riprivatizzazione? A vantaggio di Letta gioca la debolezza delle destre, guidate da un vispo imprenditore, Tommaso Marrocchesi Marzi, che ha alzato una bandiera ingenuamente retorica: «Sarò l’alfiere della senesità!». Si proclama civico, ma l’etichetta è inquinata da una mimetica e insignificante furberia. Il Pd vuole imbastire una coalizione solida. Finora ufficialmente ha aderito Europa Verde. Altri vagoni sono in arrivo: Toscana Civica Ecologista e socialisti già pronti. Il treno sbuffa smanioso di partire.