Corriere Fiorentino

Alla sanità toscana mancano 400 milioni Le Asl rischiano il blocco delle assunzioni

Roma ha coperto le maggiori spese per il Covid solo nel 2020 La Toscana ora dovrà risparmiar­e: ripercussi­oni sui servizi?

- Giulio Gori

La sanità toscana trema: a metà del 2021 c’è già un disavanzo di circa 400 milioni di euro da recuperare entro il 31 dicembre. La causa? Le maggiori spese legate all’emergenza Covid e il fatto che i finanziame­nti dello Stato hanno coperto solo le maggiori uscite del 2020.

La sanità toscana trema. A metà del 2021 c’è già un disavanzo di circa 400 milioni di euro da recuperare entro il 31 dicembre. Complici le maggiori spese legate all’emergenza Covid e il fatto che i finanziame­nti dello Stato hanno coperto solo le maggiori uscite del 2020, la Regione e le aziende sanitarie si trovano ora con la coperta corta, anzi cortissima.

Il forte disavanzo si sarebbe accumulato a causa delle tante assunzioni fatte lo scorso anno, molte delle quali a tempo indetermin­ato. Il peso del buco ricadrebbe per gran parte sulle tre Asl, che avrebbero calcolato uno scoperto di 300 milioni di euro. Così, ora il rischio è quello di un blocco totale o quasi delle nuove assunzioni, malgrado alcuni settori — a partire dall’emergenza urgenza, ovvero pronto soccorso e sistema del 118 — siano già in grave affanno. Non è la prima volta che la sanità toscana deve correre ai ripari in estate, stringendo la cinghia delle spese per la seconda metà dell’anno. Era già successo in passato di assistere, negli ultimi mesi di un anno solare, a una riduzione dei nuovi ingressi o a un taglio delle costosissi­me terapie innovative, ma stavolta il disavanzo è più del doppio che in passato. E si va a collocare in un momento storico in cui il sistema sanitario sperava di poter ripartire a pieno ritmo sulle attività Non Covid, con l’obiettivo di abbattere le liste d’attesa che si sono accumulate nei mesi scorsi, in particolar­e nella chirurgia non urgente. Al contrario, ora, rischia di prospettar­si una riduzione delle attività mediche e chirurgich­e, a fronte del fatto che ci sono già liste d’attesa chiuse sulla diagnostic­a e interventi per tumori (non maligni) che vanno oltre i tre mesi di attesa.

Lo «stato dell’arte» è stato illustrato dai vertici della Regione alle diverse aziende toscane, sanitarie e ospedalier­e universita­rie, durante un vertice che si è tenuto la scorsa settimana. E nelle ultime ore, la soluzione che starebbe emergendo (almeno in via ufficiosa) sarebbe il blocco delle nuove assunzioni per tutto il resto del 2021, con conseguenz­e dirette sui volumi delle prestazion­i erogate ai cittadini. Il paradosso è che con le migliaia di assunzioni fatte dalla sanità regionale nel 2020, i cui maggiori costi in termini di stipendi sono stati sostenuti da Roma solo fino al 31 dicembre scorso, è che la Toscana in molti settori è stata in grado solo di assicurare il turn over, ovvero la sostituzio­ne

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Le mega Asl della Regione Toscana che hanno accumulato in questi mesi di emergenza Covid uno scoperto di 300 milioni

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I giorni di attesa su interventi per tumori (non maligni) in Toscana, liste d’attesa chiuse invece per la diagnostic­a

dei neo pensionati, senza aggiungere davvero nuove forze al sistema ospedalier­o e territoria­le. Se nel lungo periodo, è ipotizzabi­le un tentativo di ristruttur­are la spesa attraverso la soppressio­ne di attività sanitarie non strategich­e, per il secondo semestre del 2021 il margine di manovra è estremamen­te stretto.

Pensare che il neo direttore generale delle Scotte di Siena, Antonio Barretta, fino a pochi mesi fa dg della stessa Regione, ieri al Corriere di Siena ha dichiarato: «Siamo incrementa­ndo ulteriorme­nte i volumi delle attività No Covid per abbattere le liste d’attesa sia sanitarie che chirurgich­e: il Covid ci ha bloccato per mesi e quindi adesso dobbiamo recuperare». Un obiettivo che, alla luce della riunione riservata della settimana scorsa, sembra suonare come una sfida alla cura dimagrante chiesta dalla Regione. Il braccio di ferro è appena iniziato.

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(foto Sestini) Ospedale Un medico nel reparto Covid di Ponte a Niccheri

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