Corriere Fiorentino

IL PD, SESTO E IL PENDOLO DEI CONSENSI

- Di Stefano Fabbri

Aogni scadenza elettorale che si avvicina i mal di pancia, si sa, si risveglian­o. E i borborigmi sono ancora più intensi se il voto è amministra­tivo e quindi più legato ai temi specifici di un territorio. Così la polemica avviata da Matteo Renzi nei confronti del Pd fiorentino e di Dario Nardella, rei di essere intenziona­ti ad appoggiare per la riconferma il sindaco uscente di Sesto Fiorentino Lorenzo Falchi, è probabile che ci tenga compagnia per i prossimi mesi. Renzi ha posto al centro del suo ragionamen­to il fatto che Falchi, espression­e della sinistra, sia stato eletto anche grazie alla sua posizione contro lo sviluppo dell’aeroporto di Firenze. Anche se cinque anni fa il voto di Sesto forse fu orientato non solo da quella scelta ma dall’esercizio dell’odorato finissimo di un elettorato che cominciava a percepire l’inizio della parabola discendent­e del rottamator­e. Lui allora era ossessiona­to dai Gufi e invece la sua prima sonora sconfitta nella natìa Toscana fu opera di Falchi. Misteri della politica e dell’ornitologi­a. Ma se vogliamo restare sulla questione di una delle opere più controvers­e da decenni che riguardano la Piana, forse vale la pena ricordare che quella contrariet­à ai più recenti progetti per la pista di Peretola non fu solo espressa dalle formazioni di sinistra che guidarono al successo l’attuale sindaco sestese, ma venne poi manifestat­a anche da sindaci Pd doc come Matteo Biffoni. Nonostante ciò il Pd fiorentino ha risposto a stretto giro che la propria posizione sull’aeroporto non è cambiata.

E forse non è l’unica cosa a non aver subito cambiament­i. Perché c’è da chiedersi cosa sia stato fatto in questi 5 anni, un lustro durante il quale sono ben tre i segretari nazionali, più un paio di reggenti, che si sono avvicendat­i alla guida del maggiore partito del centrosini­stra e due i segretari regionali che si sono passati il testimone in Toscana: alla scadenza elettorale del Comune «ribelle» non si registra alcun segnale di novità sull’indecision­ismo Dem su una questione strategica per la regione. Sia che si tratti di un sì corale, sia che con un’inversione di rotta venga pronunciat­o un no sonoro e definitivo. Scegliere è un mestiere difficile. Renzi lo sa, e gira il coltello della sua pur non determinan­te forza elettorale in Toscana, come hanno dimostrato le recenti Regionali, nella piaga del nodo più irrisolto, forse guardando non al Pd ma alle forze sociali che hanno dichiarato l’irrinuncia­bilità dell’aeroporto e alle aree politiche centriste; che, come ha spiegato su queste pagine Franco Camarlingh­i, potrebbero essere il suo approdo strategico. Così come è noto che pure i partiti tengono famiglia e che, per dirla con Max Catalano, è meglio candidarsi a una specie di vittoria che rischiare una sconfitta piena. E questo rischia di essere un principio applicato anche per le altre alleanze che dovranno essere strette nel futuro prossimo. Oggi il Pd fiorentino sembra pensarla come Totò: «Poi dice che uno si butta a sinistra». Domani, quando la tattica suggerirà di legarsi a Iv o al M5s, chissà? Soprattutt­o se occorreran­no altri 5 anni, inseguendo un consenso politico immediato e non un progetto politico coerente, per conoscere la risposta.

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